“Su Iren non si può dir nulla, c'è il SEGRETO DI STATO Pd sul poltronificio del Partito democratico stesso". Così ho commentato l'interrogazione al Mef sul debito del Comune di Torino nei confronti della utility e l'esposto dei piccoli azionisti Iren alla Consob. "La politica non deve usare le partecipate come un bancomat, mettendo a repentaglio i risparmi dei piccoli azionisti e i servizi ai cittadini. Nel caso di Iren, i risparmiatori fanno bene a protestare. E dinnanzi al loro esposto Consob non può chiudere gli occhi, come spesso è abituata a fare di fronte ai piccoli investitori che non hanno santi in paradiso. Peccato che il governo abbia risposto che non può dir nulla essendoci il segreto. Il segreto di Stato su Iren e i poltronifici Pd?”.
“Considerando sia Iren sia l’acquisizione del 50% di Amiat Spa i cui vertici dovranno essere rinnovati a fine mese e le nomine invece dovrebbero essere congelate fino all'insediamento del nuovo sindaco, l’esposizione complessiva della città arriva a sfiorare i 200 milioni - prosegue la capogruppo M5S Camera - Un rapporto di fornitura non può trasformarsi in un finanziamento a lunga scadenza, senza apparente e concreta prospettiva di rientro, a detrimento della gestione dei flussi finanziari della utility e foriero di probabili svalutazioni future”.
“La Consob ha rivolto una serie di domande molto puntuali alle quali Iren risulta aver risposto. La denuncia dei piccoli soci fa riferimento a fatti che riconducono alla responsabilità del presidente del collegio sindacale Paolo Peveraro, indicato come presidente di Iren dal sindaco uscente Piero Fassino, ed ex assessore al bilancio di Torino, una nomina che andava rimandata a dopo le elezioni e sulla quale il nuovo sindaco Chiara Appendino ha chiesto un passo indietro”.
“Il governo ci ha risposto appellandosi al 'segreto'.
E’ ingiustificabile. Vi sono piccoli azionisti che vedono bruciare i loro risparmi per colpa della solita gestione scriteriata e il governo si copre nel silenzio”.
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