Chi lo avrebbe mai detto che il pane nero al carbone vegetale sarebbe diventato una vera e propria moda?
Da sempre siamo abituati a non mangiare il cibo carbonizzato, perché è ritenuto giustamente cancerogeno, ma da un po’ di tempo questo pane insolito e altri prodotti da forno sono sempre più presenti sulle nostre tavole.
Ma fa davvero bene?
Si sta diffondendo sempre più l’uso di pane nero al carbone vegetale. Tanto nei pub quanto nei ristoranti, anche al bar, e perfino a casa propria si mangia questo particolare tipo di pane, e anche croissant e tortine, addizionate con il carbone vegetale. Pare infatti che aiuti contro l’acidità di stomaco, il gonfiore e il meteorismo
Ma fa davvero così bene? Come viene preparato?
Partiamo proprio da quest’ultima domanda. La ricetta di prodotti da forno è molto simile a quelle normali, ma prevede l’aggiunta del carbone vegetale all’impasto, e questo gli conferisce un intenso colore scuro. Sia pane o pizza, brioche o sfogliatina, mantiene comunque il proprio sapore usuale.
Il carbone vegetale arriva dal legno di diverse essenze (pioppo, salice, betulla…) o dai gusci e dai noccioli di frutta seccati ad alte temperature (500-/600°) in atmosfera povera di ossigeno. Si realizza in tal modo una combustione senza fiamma. Da questo carbone si ottiene poi una polvere finissima e estremamente porosa, inodore e insapore.
Veniamo ora ai benefici, reali o presunti che il carbone aggiunto a prodotti da forno comporterebbe.
Il segreto del carbone nero vegetale sta nella capacità di catturare liquidi, gas, batteri, virus e tossine presenti nel tratto gastrointestinale. Solitamente viene prescritto in quantità pari a 1-2 grammi al giorno; nella preparazione dei prodotti da forno si consiglia l’impiego di 10-15 g per kg di farina. Ciò significa però anche che mangiando una pizza o un panino si potrebbe assumere una quantità di carbone vegetale pari a quella contenuta in 2-4 compresse. Pertanto se ne consiglia un uso parsimonioso.
Ancora, c’è un’altra controindicazione: il fatto che eventuali farmaci assunti non faranno effetto, almeno se li si prende tra 30 minuti prima e 2 ore dopo aver mangiato del carbone. Oltretutto, il carbone vegetale viene perfino vietato negli Stati Uniti, giacché presenta benzopirene, una sostanza cancergogena.
A ciò bisogna poi aggiungere l’allarme dell’Assipan, l’associazione dei panificatori di Confcommercio, secondo la quale questa sostanza è inserita dal regolamento 1129/2011 “tra i coloranti e la normativa prevede che per il pane e i prodotti simili l’uso di coloranti sia vietato”. Secondo Assipan, il carbone vegetale E153 viene utilizzato nella realizzazione di prodotti alimentari con “le limitazioni previste dal Regolamento CE n.1333/2008 e successive modifiche, che è autorizzato solo negli alimenti nei quali ne è ammesso l’uso”.
Occorre poi distinguere due tipi di pane nero. Solo quello fatto con farine di grani antichi, quindi con glutine più digeribile, indice glicemico più basso, rigorosamente integrale e da farine macinate a pietra, bio e con lievitazione naturale di pasta madre della stesso grano con cui è fatto il pane… fa bene.
Se invece per pane nero intendiamo un pane di color nero fatto con farine bianche raffinate, lievito di birra ed aggiunta di carbone vegetale, allora non fa bene all’organismo. Se è vero infatti che il carbone vegetale ha un effetto sulla riduzione dei gas intestinale, è anche vero che il dosaggio quantitativo non è stabilito in maniera oggettiva. Oltre al fatto che non si hanno evidenze scientifiche sugli effetti a lungo termine dell’assunzione di carbone vegetale
Insomma, quando si parla di ”pane nero” bisogna prima capire quale dei due sia. Inoltre, contro i disturbi dell’apparato digerente che esso si presume di combattere, ci sono diversi rimedi naturali. La preoccupazione di tanti nutrizionisti scettici nei confronti di questo alimento è che stia diventando una moda non basata su utili informazioni.
Nessun commento:
Posta un commento