venerdì 10 febbraio 2017

L’inchiesta Consip sull’altro Romeo: “Tangenti e favori, c’era pure l’Unità”

“Pensava di comprare l’Unità per fare un favore ai politici”

Perquisito per corruzione l’imprenditore napoletano Romeo che finanziò Renzi. I Pm: “Tangenti ma anche l’acquisto di testate per compiacere i rappresentanti della cosa pubblica”

Alfredo Romeo e il suo fido consigliere Italo Bocchino parlavano di pagamenti a funzionari pubblici per ottenere appalti in tutta Italia. Inoltre pensavano di acquistare giornali per ottenere la benevolenza dei pubblici poteri. Lo scrivono i pm di Napoli che ieri sono andati a perquisire gli uffici della Romeo Gestioni a Napoli e l’abitazione di una stretta collaboratrice dell’imprenditore campano, già finanziatore (lecitamente) con 60 mila euro nel 2012 della Fondazione di Matteo Renzi.



Al Fatto risulta che una delle testate nel mirino del “sistema Romeo”, come lo chiamano i pm, era proprio L’Unità. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci oggi è dell’Unità Srl, la cui maggioranza (80 per cento) è stata rilevata nel 2015 dalla Piesse Srl a sua volta controllata dall’amministratore Guido Stefanelli e dal costruttore Massimo Pessina con rispettivamente il 60 e 40 per cento. Il Pd controlla poco meno del 20 per cento tramite la Eyu srl. Il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, è nel cda e il 14 settembre 2016 sono stati nominati come presidente e condirettore rispettivamente il “quasi ministro” di Renzi, Chicco Testa, e il deputato del Pd Andrea Romano. Entrambi a titolo gratuito. Una settimana prima L’Unità srl aveva chiuso il bilancio 2015 con una perdita di un milione e 933 mila euro contro ricavi per 3,2 milioni. Per andare avanti i soci hanno iniettato finanziamenti per 2 milioni e 865 mila euro ma Pessina e Stefanelli sono esausti. Vogliono uscire.

Ora si scopre che Romeo pensava di potere essere il cavaliere bianco. Ovviamente i giornalisti non ne sapevano nulla. L’amministratore e socio di controllo de L’Unità Srl Guido Stefanelli ci dice: “Non conosco Carlo Russo e non ho mai sentito parlare né da Bonifazi né da Renzi né da nessuno di un interesse di Romeo per L’Unità”. Sarà rimasta un’idea di Romeo ma l’imprenditore ora indagato per corruzione in relazione all’appalto della Consip da 2,7 miliardi sul facility management ne parla più volte.

Nei discorsi intercettati dai Carabinieri del Noe nei suoi uffici romani, Romeo parla con Bocchino di comprare quote di alcuni giornali. Con l’ex parlamentare An-Pdl-Fli, sempre finiano, Italo Bocchino discute l’ipotesi di comprare le quote dell’Unità in crisi. Romeo ne parla anche con Carlo Russo, imprenditore di Scandicci e amico del padre del leader Pd, Tiziano Renzi. Carlo Russo si vanta di condividere con il ‘babbo’ del leader Pd non solo la passione per i pellegrinaggi ma anche i contatti con la politica. Parole che potrebbero essere anche millanterie ma che gli investigatori stanno verificando. Comunque è evidente che Romeo si interessa all’Unità per un input esterno e nella speranza di trarne beneficio e non certo per fare un affare o per amore dell’editoria. I pm di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano nel loro decreto di perquisizione sottolineano come: “nei loro ‘fluviali’ colloqui (intercettati) il Romeo e il Bocchino abbiano, diffusamente descritto con dovizia di particolari le modalità con le quali hanno approcciato e gestito svariate gare di appalto in tutta Italia: da Palermo, a Napoli, dalla Basilicata a Roma”. E cosa dicevano? Proseguono i pm che i due parlavano “provvedendo fattivamente lo stesso Bocchino a dare indicazioni al Romeo su ‘quando’ e come ‘pagare’ e su come compiacere i rappresentanti della ‘cosa pubblica’ di turno con danari e altre utilità”.

A questo punto, nel bel mezzo del discorso sulle utilità vengono citati i giornali, senza dire quali siano. Secondo i pm, Romeo e Bocchino volevano compiacere i rappresentanti della cosa pubblica “attraverso l'acquisto di testate giornalistiche”. Tra queste al Fatto risulta che ci sia l’Unità. Bocchino replica: “Non so nulla dell’Unità ed escludo nella maniera più categorica di aver discusso con Alfredo Romeo nei termini riferiti. Il mio rapporto con Romeo è stato ed è assolutamente trasparente. Sono notizie false”. Mentre il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, contattato con chiamate e sms, non ci ha risposto.
Fine della conversazione in chat



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