Il Presidente:
Giancarlo Elia Valori, nato in provincia di Venezia il 27 gennaio 1940, ma romano d’adozione, è laureato in economia e commercio e in scienze politiche. Dopo i corsi di alta formazione manageriale e di perfezionamento, attraverso appositi stage e master economico-finanziari negli Stati Uniti d’America, è stato assistente dell’Istituto per le ricerche economiche presso l’università di Denver, uno dei più prestigiosi atenei privati del Colorado.
A seguito di un’intensa attività didattica nelle cattedre di diritto tributario e di giurisprudenza, rispettivamente, presso le università agli studi di Napoli e Bologna, nonché in altri importanti atenei di economia cosmopolita e di relazioni internazionali, tra i quali: lo “Schiller College – an American University in Europe” di Parigi, il “Salvador” di Buenos Aires e la “Sapienza” di Roma, ha svolto una proficua e intensa attività di consulenza.
Dapprima presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel primo governo presieduto da Aldo MORO (dal 22 luglio 1964 al 23 febbraio 1966, nella coalizione politica DC – PSI – PSDI – PRI); successivamente, attraverso mirati progetti di programmazione economica, con i ministri del Bilancio (Luigi Pieraccini e Giovanni Preti), nonché con “La Compagnie Finanziere Conseil” di Edmond Rothschild a Parigi, con il Fondo monetario internazionale a Washington per studi specifici sul problema dei cambi e sulla riforma del sistema monetario internazionale e con il Segretariato Generale della C.E.P.A.L. (Commissione delle Nazioni Unite per i Paesi Latino Americani).
Per la validità del suo poliedrico impegno di manager, docente ed economista a respiro internazionale è divenuto nell’unanime giudizio della coscienza pubblica nazionale cardine di riferimento nelle “privatizzazioni di grandi società” per aver portato a termine, con grande successo e ammirazione, la privatizzazione di SME-Società Meridionale Finanziaria e del Gruppo Autostrade.
La vocazione di affrontare e risolvere le varie complessità è una delle tessere più importanti del mosaico d’azione che Valori ha saputo realizzare al servizio del Paese, tanto da essere additato come una delle personalità più rappresentative nel grande settore autostradale europeo.
Sono pochi, in verità, quelli che non conoscono Giancarlo Elia Valori. Per questi riproponiamo il lungo percorso al vertice di numerose società ed enti: Gruppo Autostrade, Sirti Internazionale, Italstrade, SME (Società meridionale Finanziaria), G.S.-Società Generali Supermercati, Italstrade, IGI (Istituto Grandi Infrastrutture), Blu (gestore di telefonia mobile), Unione Industriali di Roma, Confindustria Lazio, Torno Internazionale, Autovie Venete, Milano-Mare e Milano Tangenziali, Sviluppo Lazio, AISCAT (Associazione Italiana delle Società Concessionarie di Autostrade e Trafori), ASECAP (Association europènne des concessionaries d’autoroutes et d’ouvrages à pèage). Di quest’ultima designazione, che scaturì principalmente dal voto dei francesi, è stato nominato, a Strasburgo, Presidente onorario della prestigiosa Associazione.
Strenuo sostenitore della realizzazione di moderni assi ferroviari e autostradali ha concretamente concorso alla messa in opera dell’autostrada Kiev-Odessa. La cui arteria, che rafforza la strategia di apertura europea verso Est, è destinata ad essere il fulcro di collegamento, tra il “Corridoio 5” e il “Corridoio 9”, nell’area Baltica e l’area circostante del Mar Nero.
Attualmente è alla guida de La Centrale Finanziaria Generale S.p.A., della Fondazione Laboratorio per la Pubblica Amministrazione, della Delegazione italiana della Fondazione Abertis e di Huawei Technologies Italia (il colosso delle telecomunicazioni).
Inoltre è vicepresidente del prestigioso Isituto Weizmann di Parigi, nonché membro dell’Advisory Board School of Business Administration College of Management di Israele, Consulente economico di HNA Group (il gruppo cinese, leader mondiale di servizi integrati nel turismo, trasporti, logistica, affari e finanza), Consigliere del Comitato Consultivo della Khashoggi Holding Company, nonché Advisory Committee dell’historical-technical Journal “Conservation Science in Cultural Heritage”.
Già docente in “Scienze della comunicazione nelle relazioni internazionali” presso la Facoltà di lettere e filosofia della Libera Università Maria SS. Assunta di Roma, attualmente esercita l’attività di “professore straordinario” di Economia e politica internazionale presso la Peking University, uno dei più antichi e prestigiosi atenei della Cina, dove vengono formati i futuri dirigenti.
Nonostante i suoi onerosi “compiti”, riesce a indossare, instancabilmente, i panni di manager, non senza frenare la meritoria “missione” in molti settori della vita culturale e sociale a livello planetario. E’ detentore di importanti Cattedre in prestigiosi Atenei: Yeshiva University di New York (Presidente della Cattedra della pace nel pensiero politico ebraico italiano presso la Facoltà di scienze politiche), Hebrew University di Gerusalemme (Presidente della Cattedra per gli studi sulla pace e la cooperazione internazionale), Peking University (Presidente della Cattedra della pace, della sicurezza e dello sviluppo internazionale presso la Facoltà di relazioni internazionali).
Negli stessi atenei di Pechino e Gerusalemme, presiede inoltre, rispettivamente, il “Centro Euro-Cina”, un apprezzato organismo che contribuisce a sviluppare e rendere più fecondi gli interscambi fra paesi di culture diverse, mentre a Gerusalemme riveste la carica di Direttore di uno specifico corso di laurea, nella facoltà di Giurisprudenza, aperto sia a studenti ebrei che arabi.
Di particolare interesse sono risultate le conferenze su temi internazionali ed economici che, nel corso degli anni, ha svolto nelle più importanti università internazionali, dove ha ricevuto, oltre a numerosi e significativi titoli accademici ad honorem, il plauso delle autorità, del corpo docente e degli studenti.
In tale contesto è da annoverare un suo intervento “speciale” sul tema: “La Cina nel quadrante geoeconomico e geopolitico Mediterraneo”, in occasione dell’investitura a “Membro Numerario” della “Reale accademia di scienze economiche e finanziarie” di Barcellona (uno dei più importanti atenei cosmopoliti di dottrine di economia e finanza), in cui, con la consueta eloquenza e l’indiscussa capacità d’analisi, ha tracciato la progressiva espansione economica del colosso asiatico. Un argomento di grande attualità che si è dimostrato molto importante per i vertici dell’Ateneo catalano, capeggiato dal professor Jaume Gil Aluja.
L’eccezionale impegno profuso nei numerosi e delicati incarichi, ricoperti nel corso della lunga e brillante attività, hanno suscitato ammirazione e rispetto anche al di là dei confini nazionali: quale ambasciatore della cultura e dell’imprenditoria nazionale ha portato i colori dell’Italia ovunque nel mondo, riscuotendo unanimi consenti e significative benemerenze in Europa, in Asia e nelle Americhe.
Da persona della non violenza è stato in prima linea in difesa della vita umana e della pace tra i popoli, che difende e sostiene strenuamente senza alcuna preclusione ideologica attraverso un ammirevole impegno al servizio della solidarietà e della fratellanza. A significazione di ciò, in occasione della conferenza europea dei Rabbini, del 29 giugno 1999 a Praga, ha ricevuto il “Premio Sir Moses Montefiore”, massimo riconoscimento internazionale del mondo ebraico attribuito dal Centro mondiale dei servizi religiosi per la diaspora. Nella cui motivazione è scritto: “La dedizione al popolo ebraico in genere e alla Comunità italiana in particolare, attraverso un impegno forte e tenace, portato avanti anche nell’università di Gerusalemme”.
L’amicizia che lega Giancarlo Elia Valori a Israele è nota a tutti: uno dei momenti-simbolo di questo stretto legame, peraltro manifestato pubblicamente nel corso degli anni, può essere individuato nell’apertura del “Centro Ben Gurion” presso Peking University il 3 marzo 1993. In occasione dello storico evento, l’allora ministro degli esteri israeliano e suo amico personale, Shimon Peres, così si espresse: “Giancarlo Elia Valori ha gettato un solido ed importante ponte tra Israele e Cina, che non sarebbe stato possibile realizzare senza la sua lungimiranza e dedizione”. Lo stesso Shimon Peres, durante il suo primo impegno ufficiale da primo ministro, dopo l’assassinio di Yitzhak Rabin, dichiarò pubblicamente che “Il professor Valori è esponente di una lunga tradizione italiana caratterizzata dalla tolleranza verso il prossimo e gli altri popoli, una tradizione di gente che ha voluto legare le sue posizioni al destino del nostro popolo”.
Tra i tantissimi riconoscimenti merita una menzione particolare il titolo di Honorable, conferitogli il 18 febbraio 2002 “per il suo impegno unico e preziosissimo e per le azioni intraprese in favore dell’Académie des Sciences dell’Institut de France”. A cui si aggiunse, successivamente, la nomina a “Presidente d’onore” della stessa Fondazione Internazionale. Tale qualifica di “Honorable” non è solo una “onorificenza davvero straordinaria”, creata eccezionalmente per lui, ma è principalmente un “titolo a vita” pari a quel rango di “immortel”, insito di ogni membro dell’Institut de France, di cui l’Académie des Sciences, fondata nel 1666 da Jean Baptiste Colbert, fa parte.
Tra l’altro, Valori è il primo e unico italiano a fregiarsi di un titolo che fu, più di tre secoli fa, del cardinale Giulio Mazzarino. A suggellare questa affinità, in occasione delle celebrazioni del quarto centenario della nascita dell’alto prelato, il comune di Pescina, che ha dato i natali a questo illustre personaggio, gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
Pochi sanno che la “Legion d’Onore” che l’allora presidente francese Francois Mitterand consegnò a Valori è un riconoscimento “guadagnato sul campo”: quando, nel 1988, riuscì a ottenere la liberazione di tre ebrei, sequestrati in Libano, tre anni prima, dal gruppo islamico battezzato “Organisation de la justice revolutionnaire”. A Valori venne chiesto da alcuni autorevoli amici, “per così dire internazionali”, di intercedere presso l’allora presidente nordcoreano – Kim Il Sung, conosciuto nel 1975 in Cina durante l’apertura dell’ufficio di corrispondenza Rai – allo scopo di ottenere la liberazione degli ostaggi. Il leader nordcoreano, a seguito dalla richiesta dell’amico Valori, chiese al governo iraniano di esercitare la propria influenza sui sequestratori e, il 5 maggio 1988, Jean Paul Kauffmann, giornalista della televisione francese, Marcel Fontane e Marcel Carton, operatori della stessa emittente, vennero finalmente rimessi in libertà. E solo dieci anni dopo, dallo scioglimento del segreto di stato, si venne a sapere che questo fu possibile grazie all’intervento di un autorevole cittadino italiano.
E’ molto significativo ricordare un passo dell’intervento dell’allora ambasciatore di Francia a Roma che, nel consegnare a Valori le insegne di “Cavaliere della Legion d’Onore” per meriti speciali da parte del presidente Mitterand, così si espresse: “ il professor Valori è un uomo che sa guardare al di là delle proprie frontiere per comprendere il mondo. Ma è anche un vero europeo che non dimentica quanto l’Europa sia il suo stesso Paese e come attraverso lo sviluppo di ciascuno possa essere costruito e fondarsi l’avvenire di tutti…”
Molto stimato in Francia, a seguito del conferimento all’ambita decorazione di “Officier della Legion d’Onore”, Giancarlo Elia Valori è entrato a far parte di una elite ristrettissima di personalità particolarmente autorevoli oltralpe. Ma tanti altri sono i Paesi che hanno voluto annoverarlo fra i personaggi più stimati e ammirati, attribuendogli alti e significativi riconoscimenti. Tra cui il suo amatissimo Paese, dove ha ricevuto le massime onorificenze di Cavaliere di Gran Croce e di Cavaliere del Lavoro al Merito della Repubblica Italiana.
Una vita passata ai vertici di grandi società private e pubbliche non gli ha impedito di operare con grande dedizione e volontà anche nel variegato campo culturale, nel quale ha ricevuto dall’UNESCO la nomina di “Ambasciatore di buona volontà”, per l’impegno profuso nella diffusione e nella promozione del patrimonio di conoscenze nei significati più nobili.
Oltre ai saggi su personaggi come “Il gigante David - Ben Gurion tra mito e realtà” o temi di attualità come “La pace difficile – Angosce e speranze in Medio Oriente”, le sue numerose e apprezzate opere, tra cui: “Geopolitica dello spazio”, arricchita dalle prefazioni del Presidente dello Stato d’Israele Shimon Peres e del Presidente emerito della Repubblica italiana Francesco Cossiga, hanno offerto preziosi spunti di riflessioni e un significativo contributo in occasione di qualificati dibattiti, in particolare, sull’Europa unita.
Di grande interesse sono risultate le sue iniziative editoriali: “La via della Cina – Passato, presente e futuro di un gigante della storia”, edito da Rizzoli; “Il Risorgimento oltre la storia”, redatto in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia; “Antisemitismo. Olocausto. Negazione - La grande sfida del mondo ebraico nel ventunesimo secolo”, edita da Mondadori; “I giusti in tempi ingiusti”, edita da Rizzoli; “Il futuro è già qui – Gli scenari che determineranno le vicende del nostro pianeta”, edita da Rizzoli; “Mediterraneo tra pace e terrorismo”, edita da Rizzoli e arricchita dalle prefazioni di Shimon Peres, presidente dello Stato di
Israele, Guido De Marco, presidente emerito della Repubblica di Malta, e dell’editorialista Stefano Folli.
Molto apprezzate a livello internazionale le recenti opere, “Petrolio – La nuova geopolitica del potere”, curata magistralmente per offrire un’idea più chiara di ciò che realmente sta avvenendo nel Mediterraneo. Tale concetto, alla luce delle nuove conoscenze socioculturali, è stato ampliato attraverso il coinvolgimento altri aspetti più globali e importanti della vita delle persone. In quest’ottica si collocano anche le precedenti opere – “Geopolitica del cibo” e “Geopolitica dell’acqua” – che unitamente alla più recente fatica letteraria, “Geopolitica della salute”, rappresentano un tutt’uno, che fa riflettere e apre scenari sui nodi cruciali per la vita e il benessere dell’umanità.
In questo libro ha voluto far emergere le metafore della vita: la salute, le malattie e la loro distribuzione geografica e politica, le cure, i farmaci, il rapporto tra le medicine tradizionali e le tecniche più moderne; allo scopo di far conoscere ai lettori, pur nella complessità delle situazioni geopolitiche congiunte, connesse ad un mondo sempre più globalizzato, anche le cause-effetto su alcune sintomatologie o gravi malattie diffuse che minacciano l’umanità, drammaticamente in tumultuosa evoluzione.
Nello specifico, “Geopolitica dell’acqua – La corsa all’oro del nuovo millennio”, edito da Rizzoli e arricchito dalla prefazione di Antonio Maccanico, è un’iniziativa editoriale nata da una conversazione con il presidente emerito dello Stato di Israele, Shimon Peres, che offre una prospettiva chiara e completa sugli sviluppi del concetto acqua, maturato all’interno del sistema di valori capitalistici e sulla considerazione di quanto “pesi” a livello sociale questo importante bene dell’umanità, non solo fisicamente, considerato che, un litro di questo “oro”, pesa più di un litro di petrolio.
Molto apprezzato dalla critica anche la nuova opera: «Raimondo di Sangro – Il Principe di Sansevero e la magia dell’Illuminismo», composta per ricordare questo illustre personaggio che molto ha contribuito alla cultura nazionale e alla diffusione dei valori dell’illuminismo.
A riconoscimento della validità del suo poliedrico impegno di studioso e di pubblicista a respiro universale, ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Tra i quali: il premio giornalistico “Ischia Mediterraneo” (di cui è stato, successivamente, Presidente della giuria), per aver valorizzato l’area mediterranea con analisi acute e originali sulle relazioni geopolitiche e geoeconomiche; la “Bancarella per le Relazioni Internazionali”; il “Premio Internazionale della Cultura”, da parte della “International Immigrants Foundation delle Nazioni Unite”, per il forte impegno profuso nel promuovere e rafforzare le relazioni socio-culturali tra Europa e Cina.
Insieme a lui, nel 1993, hanno ricevuto questo ambitissimo riconoscimento alte personalità internazionali, tra le quali: Mikhael Gorbachov, Jorge Mas Canosa, Jonas Salk ed Eugenio Alberto Lestelle.
Una menzione particolare, comunque, meritano gli altissimi riconoscimenti ricevuti dal “Consiglio Mondiale del Panafricanismo” (COMOPA), quali: “Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Comopa”, un’onorificenza riservata solo a Capi di stato e funzionari africani di altissimo rango come Nelson Mandela, Kofi Annan e Boutros Boutros Ghali; nonché l’assegnazione del “Gran Premio Letterario 2011”, a significazione del lodevole contributo che il professor Valori ha svolto per il progresso dell’Africa in vari settori: dalla diplomazia internazionale alla realizzazione di studi geopolitici di altissimo livello, che hanno permesso di contribuire pienamente alla storia del Continente fin dagli anni ’80, nonché di annientare antiche discriminazioni etniche nel fervore di conseguire uno spazio comune nell’ambito della civiltà, del progresso e della convivenza pacifica.
...GLI AMICI...
https://it.wikipedia.org/wiki/Adnan_Khashoggi
I soci del "salotto buono" di Elia Valori approvano i numeri del 2013. Pesano i crediti da 4 mln verso l'uomo d'affari arabo (che ha anticipato un milione a settembre) e vanno in fumo quelli verso il gruppo coinvolto in una indagine per evasione fiscale. Ma meno male che c'è Rothschild
MILANO - Dopo tante tribolazioni, i soci vecchi e nuovi della Centrale Finanziaria Generale, presieduta da Giancarlo Elia Valori, il 18 dicembre scorso, hanno approvato i numeri del bilancio 2013. La gestazione è stata piuttosto sofferta perché a luglio gli azionisti, riuniti in assemblea, avevano bocciato i numeri del 2013 non ritenendosi sufficientemente edotti su alcune voci. Così, il consiglio di amministrazione della Centrale Finanziaria, che stando al sito web lavora "al servizio dell'economia Italiana, Europea ed Internazionale", ha messo a punto una nuova bozza di bilancio, che in nota integrativa riporta alcune ulteriori precisazioni, senza però modificare i numeri. Il 2013 si è chiuso con una perdita di esercizio di 9,45 milioni, che a livello consolidato scende a 5,5 milioni.
Al centro delle perplessità degli azionisti all'assemblea di fine luglio, c'era il credito da 4 milioni verso il gruppo dell'uomo d'affari dell'Arabia Saudita Adnan Khashoggi, che all'inizio degli anni Ottanta, forte di un patrimonio stimato di 40 miliardi di dollari, era annoverato tra gli uomini più ricchi del mondo, ma la cui stella si è poi oscurata anche per alcune vicende di riciclaggio e traffico d'armi in cui si è trovato coinvolto. Il tema è stato sollevato ancora nell'assemblea di dicembre dalle Acciaierie Valbruna della famiglia Amenduni, socie al 17,99%, il cui rappresentante ha obiettato come il credito verso Khashoggi "continui a essere iscritto tra le poste attive nonostante la difficoltà di recupero riconosciuta nella stessa relazione sulla gestione".
Non stupisce quindi che la famiglia Amenduni anche il 18 dicembre abbia votato contro il bilancio 2013. Ma è stata l'unica, anche perché da luglio la compagine soci è cambiata: le Generali hanno trasferito la propria partecipazione del 18,7% all'immobiliarista romano Pierluigi Toti ed è entrata nel capitale anche la famiglia Maffeis, con un 9,34% in capo alla cassaforte Somar. Sia Toti sia i Maffeis hanno votato a favore del bilancio, contribuendo a fare approvare i numeri del 2013 della Centrale. Nella nota integrativa del bilancio, la Centrale segnala che Khashoggi "ha confermato, in data 5 giugno 2014, la propria posizione di debito. Nella stessa comunicazione, il debitore ha riferito che procederà al saldo complessivo entro a non oltre 4/6 mesi coerentemente con la propria capacità di pagamento". E ancora: "In data 30 settembre 2014, a fronte di tale posizione, è pervenuto un acconto dell'importo di un milione".
Ammontava a 4 milioni anche il credito, ormai integralmente perso dalla Centrale, verso il Gruppo Edom Service srl, il cui incasso era previsto entro il 2013. "La posta - spiega sempre la nota integrativa - si era originata a seguito di un'operazione avvenuta nel secondo semestre del 2012 e concretizzatasi nell'acquisto e nella successiva rivendita di un credito nei confronti della società Oma Sud spa". Da ricordare che nel dicembre del 2013 il gruppo Edom, che a Roma gestiva i negozi a marchio Trony, è rimasto coinvolto in una indagine per evasione fiscale che ha portato agli arresti del suo numero uno Alessandro Febbraretti. E così la Centrale non è riuscita né a ottenere il pagamento dal gruppo Edom né a convertire il credito in capitale di Oma Sud; ecco perché ha dovuto registrare 4 milioni di perdite.
A fronte di tanti crediti persi o di difficile esigibilità, in nota integrativa, la Centrale segnala "che tra le fatture da emettere è iscritto un importo pari a 764mila euro relativo al cliente Rothschild spa, che è stato fatturato e incassato nel mese di aprile 2014". Si tratta della banca d'affari che in Italia è guidata da Alessandro Daffina. Sia la Centrale Finanziaria sia la Rothschild di Daffina, in passato, avevano lavorato più o meno dietro le quinte
come consulenti dell'uomo di affari di Buenos Aires Matias Garfunkel, che nel 2010 era interessato a rilevare Telecom Argentina da Telecom Italia. Una vicenda per la quale, nel 2013, la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio dello stesso Daffina per truffa nei confronti di Garfunkel.
---> http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/01/27/news/centrale_finanziaria_e_quei_crediti_difficili_verso_khashoggi_ed_edom-105904261/
OLTRE IL GIARDINO
Fior di loto, al secolo Giancarlo Elia Valori, è un po' appassito. Ma non vi preoccupate, è ancora vivo e lotta insieme a noi. Ex boiardo dell'Iri, catto-massone di vaglia, recordman per numero di cariche ricoperte in aziende pubbliche e private, intimo di dittatori di mezzo mondo (da Peron a Ceausescu fino a Kim Il- Sung), titolare di una quantità incalcolabile di onorificenze e lauree honoris causa, Valori, soprannominato Fior di loto, è incappato in uno dei tanti pasticci combinati da Berlusconi o in suo nome. Quello dell'italianità dell'Alitalia. Quando l'ex premier centrò la sua campagna elettorale sulla difesa dell'ex compagnia di bandiera, sabotando l'accordo con i francesi di Air France, Fior di loto era lì pronto a fornire i suoi servigi, come sempre fin dai tempi in cui Licio Gelli lo espulse dalla Loggia P2 perché rischiava di fargli un po' d'ombra nei rapporti opachi con servizi segreti, pezzi della magistratura, alte cariche politiche e burocratiche. Nel 2007 mise insieme una presunta 'cordata' italiana di società inesistenti o decotte, senza volto e senza soldi. Un''armata Brancaleone', l’ha definita la procura di Roma, che ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione e a un milione di multa per lui e per il suo socio di allora, nientemeno che il presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre. I due soci, che nel corso del processo si sono vicendevolmente accusati di aver partorito il progetto truffaldino, secondo la procura diffusero false notizie, inventando una cordata che di fatto non esisteva, alterando il valore del titolo Alitalia, allora quotato in borsa, e condizionando la trattativa con Air France-Klm. La notizie sul processo sono passate un po' inosservate, forse perché ormai sono poche le rivelazioni di nefandezze cui l'Italia non è abituata. Ma la richiesta di quattro anni di condanna per un ex presidente della Consulta, che dovrebbe essere stato il garante del documento fondante della democrazia italiana, e per il protagonista di più di trent'anni di vicende ambigue che hanno traversato la prima e la seconda repubblica, merita qualche attenzione in più. Anche perché il pm Francesca Loy nel suo atto d'accusa ha ribattezzato con efficacia l'esponente di una genia che probabilmente solo in Italia è così diffusa e persistente nel tempo: non faccendiere, non lobbista, né facilitatore, come finora sono stati chiamati gli intermediari di connivenze, collusioni, favoreggiamenti tra politica, alta burocrazia e affari che abbiamo visto all'opera. Ma 'manovratore occulto'. Questa è la definizione coniata negli atti giudiziari, che definisce perfettamente una figura-chiave nella debole democrazia italiana. Fior di loto non è tipo che si lasci abbattere da qualche rovescio, anche se nel frattempo è arrivata una nuova tegola da Centrale Finanziaria Generale, di cui è presidente, e in cui un socio ha denunciato il falso in bilancio. Si sta infatti occupando della vendita di asset della Finmeccanica, dove intrattiene ottime relazioni anche dopo la caduta di Guarguaglini e Orsi. Ammesso che non riesca in extremis ad evitare la condanna, il suo ruolo di manovratore non verrà meno. Ne fa fede il destino del suo 'collega' Luigi Bisignani che condannato a un anno e quattro mesi per la P4 (dopo la precedente condanna per la tangente Enimont) è diventato una star televisiva, dialogante da pari a pari con banchieri, grandi manager e celebri giornalisti di bocca buona. a.statera@repubblica.it .
---> http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/economia/affari-e-finanza/2013/12/09/news/oltre_il_giardino-73085458
Indagine sul banchiere Palenzona: quelle relazioni che portano in Calabria
di Claudio Cordova - La notizia si divulga a macchia d'olio una dozzina di giorni fa. Il vice presidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, è indagato nell'ambito di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze con l'accusa di reati finanziari aggravati dall'articolo 7, e cioè favoreggiamento a Cosa nostra. A puntare la lente d'ingrandimento sull'universo Palenzona è, quindi, la Procura retta da Giuseppe Creazzo, magistrato con un lungo curriculum in Calabria, da procuratore aggiunto di Reggio Calabria e da procuratore capo a Palmi. Alla ricerca dei flussi finanziari mossi dalla Unicredit del vicepresidente Palenzona, che vanta moltissimi altri incarichi in altre società sparse in giro per l'Italia, la Dda fiorentina ha sguinzagliato i segugi del Ros, con una perquisizione, negli uffici di Palenzona, per reperire documenti interessanti. Con Palenzona sono indagate altre dieci persone: tra questi l'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, accusato di reimpiego di beni e favoreggiamento a Cosa Nostra e, in particolare, con la Primula Rossa della mafia siciliana, quel Matteo Messina Denaro, uccel di bosco da alcuni lustri.
Flussi finanziari complessi, quelli di Palenzona, che, secondo quanto ricostruito anche da alcuni giornali, come Il Fatto Quotidiano, avrebbero fatto girare parecchio denaro: l'Unicredit guidata da Fabrizio Palenzona, per esempio,nel 2008 avrebbe erogato un finanziamento da ben 15,7 milioni di euro a una società che, pochi mesi dopo, nominerà lo stesso Palenzona presidente del consiglio di amministrazione. Un'inchiesta, quella dei pm coordinati da Giuseppe Creazzo, che analizza cifre importanti e che scava nel possibile coinvolgimento di Cosa Nostra, per il tramite dell'imprenditore trapanese Bulgarella.
Ma è un'indagine che incrocia i propri dati con quelli di altre procure: tra esse la Procura di Milano, ma anche le procure di Catanzaro e Crotone. Un caso? Forse no. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano "il finanziamento alla società SFCH, di Aldo Bonaldi, viene erogato da Unicredit in "assoluta mancanza di merito creditizio". La definizione è di Piero Sagona, un passato in Bankitalia, un presente come consulente di parecchie procure italiane. Tra il 2011 e il 2012 analizza un'intricata vicenda finanziaria, per conto della Procura di Crotone, provando a capire come tale Aldo Bonaldi sia riuscito a fare affari nella filiera energetica di Scandale – mai realizzata – accedendo a finanziamenti per decine di milioni, sia attraverso crediti privati, sia attraverso fondi pubblici stanziati, a partire dal 2004, dal ministero delle attività produttive. Il pm Pierpaolo Bruni e il suo consulente s'imbattono in una serie di società che, di passaggio in passaggio, portano all'estero, fino alla SFCH SA che, a sua volta, detiene parecchie quote della Global Wood Holding Sa che da ora in poi, per semplificare, chiameremo GWH". Al pm Bruni, passato alla Dda di Catanzaro, subentrerà il pm Luisiana Di Vittorio, che metterà in collegamento le figure del calabrese Roberto Mercuri, misterioso personaggio con un ruolo non ben definito nella galassia Unicredit, e Aldo Bonaldi, appunto: i due avrebbero avuto più di un legame nel progetto per la centrale a biogas che in Calabria non verrà mai realizzata.
Luoghi e persone che ritornano. Proprio con riferimento alla Turbogas, la Procura di Crotone, nell'aprile 2013, notificherà un avviso di conclusione delle indagini preliminari per un'ipotesi truffa da 15 milioni di euro sulla mancata realizzazione del Contratto di programma di Scandale per la costruzione di una centrale a turbogas. Tra i dodici indagati ci sono l'ex amministratore delegato della Barclays bank Vittorio Maria De Stasio, coinvolto nell'inchiesta in qualita' di ex direttore generale di Banca Bipop; Aldo Bonaldi, di Soresina (Cremona) e residente nel Principato di Monaco, accusato di essere l'organizzatore della presunta truffa; Michelangelo Marinelli amministratori della Pianimpianti spa; l'imprenditore pugliese Corrado Ciccolella; Alessandro Argentini, direttore finanziario della Eurosviluppo industriale; Giuseppe Laratta e Andrea Gobbi, amministratori del Consorzio Eurosviluppo. Una vicenda che si è poi in parte trasferita a Milano e, alcuni mesi fa, la prima sezione penale del tribunale di Milano ha condannato l'ex numero uno in italia di Barclays, Vittorio De Stasio, a 2 anni 8 mesi per l'accusa di corruzione tra privati. La condanna è stata uguale alla richiesta della procura di Milano. La sentenza di condanna a 2 anni e 8 mesi riguarda anche l'imprenditore Aldo Bonaldi, coimputato per lo stesso reato.
Il calabrese Mercuri, dunque, sarebbe un personaggio chiave perchè avrebbe svolto il ruolo di trait d'union tra Palenzona e Bulgarella, l'uomo ritenuto vicino alla mafia di Matteo Messina Denaro. Sicilia, dunque. Ma anche la Calabria non è un luogo marginale per tali vicende.
Lo dimostrerebbe anche quanto messo nero su bianco nel libro di Edoardo Montolli, "Il Caso Genchi". Nel volume, pubblicato da Aliberti alcuni anni fa, vengono ripercorsi gli anni di indagini e di ostruzionismo vissuti in Calabria dal consulente che lavorerà gomito a gomito con il pm Luigi De Magistris: indagini, quelle Poseidone e Why not, che verranno spazzate via, insieme ai propri titolari, proprio quando il "sistema" di potere sembrava prossimo a essere scoperto e scardinato.
Di relazioni parla il libro di Genchi, che dedica alcune pagine proprio a Palenzona. Lo fa in diversi punti del volume, ma, per quel che interessa la Calabria, quando va ad analizzare l'attività della Report Porter Novelli, nota e importantissima azienda di comunicazione con un network internazionale. Di quella azienda è vicepresidente, negli anni di cui si occupa Genchi, il giornalista Paolo Pollichieni: in quell'azienda, sempre secondo quanto scritto ne "Il Caso Genchi", entrerà (con il 30% delle quote) anche il banchiere Giovanni Consorte, coinvolto in diverse inchieste giudiziarie per reati d'alta finanza.
Vicende, quelle raccontate da Montolli e Genchi, in cui si intrecciano, sempre e solo a livello relazionale, figure diverse: dallo stesso Pollichieni, ai magistrati Alberto Cisterna, Vincenzo Macrì e Francesco Mollace (che, secondo quanto riporta Genchi, avrebbero diversi contatti telefonici con Pollichieni e con la sede romana della Porter Novelli), ma anche, per altre vie, l'avvocato ed ex senatore di Forza Italia, Giancarlo Pittelli. Un'azienda – Report Porter Novelli – che avrebbe anche curato una parte della campagna pubblicitaria che la Giunta Regionale di Agazio Loiero, e in particolare l'assessore al Turismo, Nicola Adamo, affiderà al celebre fotografo Oliviero Toscani, con l'ormai celeberrimo slogan "Terroni? Sì, siamo calabresi" oppure "Malavitosi? Sì, siamo calabresi".
Ma torniamo a Fabrizio Palenzona, finito nelle carte del procuratore Creazzo. Palenzona, oltre che vicepresidente di Unicredit è presidente di Gemina, di Aiscat, Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori (dall'ottobre 2003), Aeroporti di Roma, Aviva Italia e di Assaeroporti, ed è membro del consiglio di amministrazione di Mediobanca, Associazione Bancaria Italiana (ABI), Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. E proprio la società Aeroporti di Roma (concessionaria esclusiva per la gestione e lo sviluppo del sistema aeroportuale della Capitale) affiderà, negli scorsi anni, la gestione dell'attività di ufficio stampa, e relazioni pubbliche a Report Porter Novelli. Un uomo, Palenzona, che, stando ai tabulati citati ne "Il Caso Genchi", avrebbe avuto diversi contatti telefonici con gli indagati dell'inchiesta "Why not" e intercettazioni proprio col calabrese Mercuri di Pianimpianti (che lavorerà non poco in Calabria), nonché con "L'uomo che sussurrava ai potenti", Luigi Bisignani. Tutti personaggi, unitamente al predecessore di Palenzona, quel Giancarlo Elia Valori, membro espulso della P2, di cui parlerà Luigi De Magistris ai magistrati di Salerno, quando scoppierà il caso "Why not": "Le indagini Why Not stavano ricostruendo l'influenza di poteri occulti (...) in meccanismi vitali delle istituzioni repubblicane: in particolare stavo ricostruendo i contatti intrattenuti da Giancarlo Elia Valori, Luigi Bisignani, Franco Bonferroni (del cda di Finmeccanica, ndr) e altri, e la loro influenza sul mondo bancario ed economico finanziario [...] Giancarlo Elia Valori - dice De Magistris - pareva risultare ai vertici attuali della "massoneria contemporanea" e Valori s'è occupato spesso di lavori pubblici". Frasi, quelle di De Magistris, che coinvolgeranno un altro calabrese, l'uomo che da tempo regge i fili dei Servizi Segreti italiani, il sottosegretario di Stato, Marco Minniti da Reggio Calabria: "Nel recente passato (Valori, ndr) ha trovato anche una sponda rilevante a sinistra, dentro il governo D'Alema, in Marco Minniti, ritenuto il "braccio destro" del Presidente del Consiglio dei Ministri". In altri passaggi (di ulteriori verbali) De Magistris specifica che su Minniti stava "svolgendo accertamenti delicatissimi e riservatissimi".
E' scritto ne "Il Caso Genchi": "Un mondo, quello di Giancarlo Elia Valori, che con il mondo dei tracciati telefonici di Report Porter Novelli, naturalmente, i contatti li ha: perché Palenzona conta svariati contatti con il signore delle strade, i leader della sinistra vicini a Consorte come Nicola Latorre e l'avvocato della Torno internazionale, Giancarlo Pittelli. [...]. E' L'Italia dei potenti che si è data appuntamento a Catanzaro, in un Eldorado arido dove l'unica cosa a piovere sono i soldi dell'Europa".
Tutte informazioni, quelle contenute nel libro di Genchi, che Natale Arcuri, presidente della Report Porter Novelli smentirà seccamente, come è possibile evincere da alcune pubblicazioni online: "Di quali soldi, quali incarichi, quali finanziamenti, quali commesse, quali interessi, quali investimenti, quali mance, quale regali o doni... si sta parlando? Dove sono? Dove è il "grano" che ha mosso questi illustri personaggi? Non siamo più di fronte a calunnie o a diffamazioni. Siamo in pieno e assoluto delirio! Nota bene: E' importante segnalare che Report Porter Novelli non ha mai avuto contatti o relazioni, dirette o indirette, con il Cav. Giancarlo Elia Valori, con l'on. Nicola Latorre, con l'on. Giancarlo Pittelli, con la famiglia Benetton" è scritto in una di esse.
Un lungo elenco di tabulati messi in correlazione, nel libro di Genchi. Tabulati che nasconderebbero rapporti, affari, ma anche fughe di notizie su casi assai delicati come le indagini sul delitto di Franco Fortugno. Un delitto che verrà risolto dai pm di Reggio Calabria Mario Andrigo, Marco Colamonici e l'attuale procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo.
Nomi e relazioni che tornano. Il calabrese Mercuri (la cui vicenda giudiziaria, a Crotone, è ancora aperta) sarebbe da tempo in affari, nella Pianimpianti SpA, con il pugliese Roberto De Santis, storico amico di Massimo D'Alema (cui Nicola Latorre e Marco Minniti, negli anni, saranno molto vicini). Mercuri e la Pianimpianti, infatti, saranno al centro dell'inchiesta "Poseidone". E, anche in quel caso, emergeranno relazioni importanti: Mercuri, infatti, era in contatto con diversi politici piuttosto influenti al tempo, tra cui l'avvocato-senatore Giancarlo Pittelli. Nell'ambito di quell'inchiesta, gli investigatori beccarono su un treno diretto in Lussemburgo Giuseppe e Cesare Mercuri, padre e fratello di Roberto, e gli sequestrarono 3 milioni e 354 mila euro in contanti nascosti in un borsone. Soldi precedentemente depositati in una cassetta di sicurezza proprio da Roberto Mercuri, che secondo la Procura di Firenze sarebbe, di fatto, un faccendiere assai vicino a Palenzona.
Ora molti nomi del passato sembrano affiorare nelle carte della Procura di Firenze. Nomi che, con la Calabria avrebbero avuto parecchio a che fare. Terreno congeniale per Giuseppe Creazzo, che della Calabria conosce fatti, luoghi e, soprattutto, le persone e i loro inganni.
http://ildispaccio.it/dossier/88714-indagine-sul-banchiere-palenzona-quelle-relazioni-che-portano-in-calabria
GIANCARLO ELIA VALORI, L’ULTIMO ” HONORABLE” NON FRANCESE DOPO IL CARDINALE MAZZARINO, DE L’ACADEMIE DES SCIENCES DE L’INSTITUT DE FRANCE”, VIENE INTERVISTATO, IN ESCLUSIVA, DA MARCELLO LOPEZ, EDITOR DI GIB4I/SMES.
GIANCARLO ELIA VALORI, docente universitario e attento osservatore della situazione politica ed economica internazionale, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti incarichi in prestigiose società italiane ed estere. Attualmente presiede La Centrale Finanziaria Generale SpA, la Fondazione Laboratorio per la Pubblica amministrazione e la Delegazione italiana della Fondazione Abertis. Inoltre è presidente onorario dei colossi cinesi Hauwei Italia e HNA Group nonché titolare di importanti cattedre in prestigiosi atenei: la Yeshiva University di New York,
Università di Pechino
l’Hebrew University di Gerusalemme e la Peking University.
È stato nominato Ufficiale della Legion d’onore con la motivazione: “Un uomo che sa vedere oltre le frontiere per comprendere il mondo” nonché ambasciatore di buona volontà dell’Unesco e “Honorable” de l’Académie des Sciences de l’Institut de France.
Premiazione Presidente VALORI
GE Valori discorso con Corazziere
Palazzo del Quirinale
Marcello Lopez ( di seguito ML): «Professor Valori, nel suo Breviario il Cardinale Mazzarino – unico italiano, prima di Lei, ad essere nominato Honorable de l’Academie des Sciences- consigliava: “Lascia agli altri il nome e la gloria; tu cerca il solido potere”. Che cosa è per Lei il potere? Che cosa è la Gloria? Condivide le parole di Mazzarino? La sua, per dir così, “strategia” di lungo periodo? »
«Mazzarino diceva anche, nel suo “Breviario dei Politici”, che “chi troppo si millanta, e fa pompa del suo valore, non è gran fatto da temersi”. Il potere è per me la sostanza della politica. Sostanza intesa in senso aristotelico, “ciò che fonda, che sta sotto e sostiene”. Il potere non è l’oggetto o il fine della politica, poiché molti riescono a raggiungere i loro obiettivi senza prima aver raggiunto il potere.
Papa Paolo VI e G.E. Valori.
Quindi, lo specifico potere politico non si vede, non si sente, salvo rari casi, non si millanta, naturalmente, e soprattutto non lo si usa a sproposito.
E’ la sostanza più delicata che si trova nella società, in tutte le società, che sono naturalmente asimmetriche riguardo alla gerarchia, e quindi al potere.
Penso alle organizzazioni animali studiate dall’etologo Konrad Lorenz, o alla straordinaria espansione del valore-lavoro causata dall’uso delle macchine agli albori di quel capitalismo che Marx chiamò “manchesteriano”. Che cos’è la gloria, Lei mi chiede. Schopenhauer diceva che la gloria la si deve acquistare, mentre l’onore basta non perderlo. Mi passi quindi una battuta: la gloria è la grazia del potere. Così come ci sono molti credenti onesti e bravi, ma pochissimi santi, così ci sono molti uomini con un vasto potere, ma pochissimi possono pretendere per sé anche la Gloria. Sulla strategia di lungo periodo che intendo perseguire, credo di essermi già spiegato all’interno di queste definizioni ».
SHANGAI sede partito comunista cinese: G.E.V. con la mamma Emilia. Partigiana coraggiosa per la quale è stato piantato "Un albero dei Giusti"il 15/11/1998 alla presenza di Shimon Peres e Lea Rabin per aver salvato almeno un centinaio di Ebrei dai rastrellamenti razzisti.
SHANGAI sede partito comunista cinese: G.E.V. con la mamma Emilia. Partigiana coraggiosa, salvò almeno un centinaio di Ebrei dai rastrellamenti razzisti. Lo Stato di Israele in Suo onore piantò il 15 novenbre 1998 “Un albero dei Giusti” alla presenza di Shimon Peres e Lea Rabin.
In Suo onore, nel settembre del 2004, il suo nome è stato dato alla facoltà di Relazioni Internazionali della Città di Pechino.
GE Valori e Lea Rabin
ML: In un’ intervista del Luglio 2008 Lei ha definito il potere così: “il potere serve a realizzare progetti. Da solo non feconda la realtà”. Non Le sembra che attraversiamo un periodo in cui il potere, proprio nel suo esercizio, feconda assai poco la realtà?
GEV con Shimon Peres
« Allora non è potere. Vede, le nostre istituzioni, i nostri sistemi di regolamentazione della politica, le categorie del politico, come le chiamava Carl Schmitt, sopravvivono ovunque a loro stesse, e non servono per gestire le nuove sfide della società futura.
Pensi alle crisi finanziarie globali, che hanno distrutto liquidità che, nel XIX secolo, rappresentavano la massa monetaria di interi imperi. Pensi alla comunicazione globale, il “villaggio globale”, come lo definì Marshall McLuhan, che oggi permette la diffusione non solo dei vecchi mass media, ma la privatizzazione, la soggettivizzazione, di quelli nuovi.
GE Valori e Francesco COSSIGA
La comunicazione che si sovrappone alla produzione, nelle società molecolari, senza masse e partiti ideologici, e che è incontrollabile. Pensi al nesso tra rappresentanza e decisione politica.
E’ possibile, oggi, separare il legislativo dall’esecutivo come nelle tradizioni liberali europee o nelle rivoluzioni illuministe americana e francese?
GEV con TAREK BEN AMMAR – copyright Pizzi
Ecco, il potere non c’è più, come lo abbiamo conosciuto, non perché sia frazionato, reso “molecolare”, ma poiché, oggi, il potere si sta coagulando altrove.
E non è detto che la coppia analitica utile sia quella “tanti-vs.-pochi”.
Credo anzi che la solidificazione dei nuovi poteri porterà, in futuro, ad una piramide molto più verticale di quella che abbiamo conosciuto nelle società democratiche figlie del liberalismo, del cattolicesimo sociale, del socialismo riformista.
Forse, si può pensare a nuovi “imperi idraulici”, come quelli che studiò Wittfogel nell’antica Cina, il dispotismo orientale ».
GEV con Zao Zemin
ML: E’ difficile in questo periodo vedere una luce in fondo al tunnel di una politica chiusa in sé stessa, Lei la vede?
«Talvolta l’ottimismo è un obbligo morale. Ma, a parte l’atteggiamento personale,
credo che, tra i politici italiani e nelle tecnostrutture si verificherà presto un cambio di rotta culturale,
e beninteso non mi sto affatto riferendo ad un cambiamento di maggioranza parlamentare.
Vedo che, da parte di molti, al governo o all’opposizione, sta aumentando la coscienza che a problemi nuovi si risponde con soluzioni nuove e, ripeto, non mi riferisco a “ribaltoni” di alcuna natura.
Penso che molti, in Italia, siano coscienti che nei prossimi anni assisteremo ad una traslatio imperii:
o continueremo a produrre le stesse cose a prezzi sempre più bassi, subendo quindi la concorrenza di paesi imbattibili nel gestire il costo della mano d’opera, oppure inventeremo un nuovo welfare per nuovi lavori: un’ assicurazione sociale che unifichi tutti i sostegni ai dipendenti, sostenuta anche da quote diverse di quelle che Bismarck inventò per le sue pensioni obbligatorie; ma anche nuovi lavori, fuori dal binomio economia del lusso-manifatturiero di massa che ha caratterizzato il nostro dibattito recente.gev Delors
Si tratta di vedere cosa succederà all’Euro. Se la Germania seguirà il consiglio di Stiglitz e abbandonerà l’Euro ai paesi mediterranei dell’UE, o se ognuno riprenderà una sua moneta nazionale, legata all’Euro ma capace di piccole svalutazioni competitive, magari precedentemente concordate tra i membri di Eurolandia. Oppure se manterremo la guerra “Euro contro Dollaro”, e quindi ci terremo una moneta europea probabilmente sopravvalutata e, magari, esposta alla speculazione internazionale quando i paesi più indebitati segnalino un picco nel loro rapporto debito/PIL. Anche questa sarà una delle scelte chiave del futuro, e tutte le opzioni hanno dei pro e dei contro».
GEV con Juan Carlos
ML: In che cosa consiste questa solidità del potere? Oggi, specialmente se guardiamo le vicende politiche italiane, sembra che tutto passi rapidamente. Ogni giorno lo scenario di breve periodo appare diverso. O non è così?
G.E Valori «La politica, in Italia come altrove, vive la sindrome del distacco tra breve e medio periodo. I governi e i parlamenti ragionano in modo dissociato per quel che riguarda il politicking, il dibattito e la trattativa giorno per giorno, palese o sottobanco, e le prospettive di medio e lungo termine, che gli elettori non capiscono. E’ il frutto di una propaganda legata ad una trattativa quasi commerciale.
Io ti do questo (e il federalismo aumenterà questa tendenza) e tu mi dai il voto. Dal voto di scambio occulto siamo passati alla transazione elettorale
GEV e il Presidente della Repubblica Napolitano
palese. Non è certo la condizione per solidificare il potere.
La cristallizzazione delle élites avviene con altri meccanismi, che mai riguardano lo scambio.
Casomai il progetto politico, il sogno, l’identità futura (e non quella passata e immaginaria) o il carisma del leader, oppure un “progetto di società”, in cui si incontrano necessità pratiche degli elettori e meccanismi identitari passati e futuri. Ecco, la politica parla del tempo che verrà, non solo delle “radici”.
GEV con Antoine-Berheim
Lo diceva anche Max Weber: “Sono gli interessi materiali e ideali, e non le idee, a dominare immediatamente l’agire dell’uomo, ma le “concezioni del mondo”, create dalle idee, hanno spesso determinato, come chi azioni uno scambio ferroviario, i binari lungo i quali la dinamica degli interessi ha mosso tale attività”.
Il vero problema è che, oggi, le élites di breve periodo non si accordano con quelli che azionano gli scambi, perché il ciclo politico ed elettorale è diventato brevissimo, e ogni dichiarazione ha un effetto elettorale, magari piccolo, e quindi un ulteriore effetto di leverage su elezioni più importanti. Quindi le elezioni, mentre servono a garantire la sovranità popolare, sempre meno selezionano élites capaci di durare a lungo ».
GEV con D'Alema
ML: A che cosa imputa questa capacità di guardare a lungo termine? Nel suo “Il Futuro è già qui” Lei delinea una serie di scenari in cui si muovono due serie di attori, i comprimari e gli opinion makers da un lato, i “decisori” dall’altro.
G.E Valori «I “Decisori” possono essere anche le masse di un comune periferico che obbliga il proprio sindaco alla raccolta differenziata, per esempio. o gli amici di www.lavoce.info che, nascendo come newsletter di economisti e giuristi di provata capacità, gratuitamente, fornisce analisi ascoltate e spesso illuminanti sulle questioni cruciali dell’economia e del diritto.
Il Decisore nasce sempre dal “mercato”, dalla verifica reale delle proprie capacità di analisi e di leadership.
Stefano-Folli,-Paolo-Scaroni,-Vincenzo-La-Via,-Giancarlo-Elia-Valori,-Massimo-D'Alema,-Tarak-Ben-Ammar
I comprimari sono quelli che non decidono, perché non possono, non vogliono, non sanno.
In Italia, se devo essere un po’ brutale, i “decisori” sono sempre di meno.
In parte perché, dopo la crisi di “Mani Pulite” e la rivoluzione passiva (il termine di Gramsci è qui
ANTONIO MACCANICO E GIANCARLO ELIA VALORI – copyright Pizzi
azzeccatissimo) di Tangentopoli, nessuno ha ben capito che tutte le partite essenziale erano cambiate, e quindi occorreva leggere le trasformazioni del sistema internazionale senza piangere né ridere, ma capire, per citare una vecchia frase di Spinoza. La fine della “guerra fredda” ha chiuso la fase fortunata del nostro Paese.
GEV con Mosche Dayan
Potevamo uscirne meglio, giocando molte delle nostre carte, fortissime all’epoca e ancor oggi, nel Mediterraneo, nel Vicino Medio Oriente, nella costruzione della nuova Via della Seta che la Cina post-maoista ha cominciato a impostare addirittura nel 1975, con la “linea di Zhou Enlai“.
Ma questo non è stato fatto, da nessuno, e tutti hanno preferito la “politica dello spettacolo”, che porta tanti voti ma rende, alla lunga, impotenti, come accadeva con la cantaride usata dai Re di Francia per gli “obblighi coniugali”.
Oggi, credo che i Decisori italiani siano o sparsi per il mondo, a fare il proprio lavoro, o, se rimangono in Italia, siano stati oscurati dalla politica-spettacolo, che però, proprio perché è troppo visibile, finisce per non decidere, come abbiamo detto sopra, e si ritorna al punto di partenza ».
ML: Chi sono questi “Decisori”? Multinazionali o soggetti transnazionali di cui parla nel suo ultimo libro?
G.E Valori «Certo alcune multinazionali, anche se non necessariamente quelle che tutti conoscono. Con uguale certezza le organizzazioni criminali internazionali, le cui scelte di investimento nel settore delle materie prime, in Africa come in Asia, si faranno sentire per alcuni decenni.
Oppure alcuni centri di ricerca importanti e universalmente riconosciuti.
E, infine, alcuni settori che gestiscono le linee dei mass-media, e non mi riferisco ai giornali, ma a chi passa loro le notizie e la loro gerarchia.
Ci sono le organizzazioni di massa, come certi gruppi di pressione, sia in area ecologista che nel mondo sindacale o della tutela delle popolazioni del “Sud del Mondo”.
Ci sono le Fondazioni dei grandi gruppi industriali, o le società di consulenza nel settore petrolifero, come quella costituita dall’ex ministro del petrolio saudita durante il regno di Re Fahd.
E, ancora, gli opinion leaders delle masse giovanili, e le “icone” della pop culture.
Come vede, la selva dei “Decisori” è molto oscura, e non vi è, né è possibile, alcun “accordo” tra queste strutture, che giocano partite diverse in aree differenziate. Non esiste, se non nei volumi di Renè Guénon e nei testi delle belle canzoni di Franco Battiato, il “Re del Mondo”. Il Prete Gianni, purtroppo, no siamo riusciti proprio a trovarlo ».
Cossiga-Valori – D’Alema
ML: Questo per quanto riguarda il “Palazzo”, se così si può dire e ammesso che questa immagine sia adatta a definire natura e struttura del potere. Ma la società italiana? Quale lo scenario immediato e futuro, oltre o ancora dentro, e chissà per quanto, la crisi?
G.E Valori « La crisi ci porterà, se non ben gestita, ad essere un Paese della nuova “Southern Europe”, quella che alcuni analisti strategici tracciano isolando la vecchia Europa Renana e Centrale dal suo “Fianco Sud” formato oggi da Spagna, Grecia, Serbia, Montenegro, in futuro Albania, probabilmente, se, il progetto di nuova Turchia gestito da Erdogan e dal suo ministro degli Esteri non arriverà a pieno completamento, anche la Turchia post-kemalista.
Gianni Letta - Cesare Geronzi - Giancarlo Elia Valori
C’è il pericolo concreto che l’Italia si addormenti in questa crisi e si risvegli nel Mediterraneo centrale, tra Egitto, Marocco, Algeria, Paesi del Mar Nero postsovietici. La politica estera di Silvio Berlusconi, e lo dico da amico del premier, non ha collegato gli affari commerciali, essenziali nel mondo post-ideologico, con una lettura strategica delle situazioni e degli scenari.
Se non rileggiamo bene il tracciato della NATO, ci troveremo ad essere più poveri ma soprattutto, sul piano internazionale (e questo riguarda anche gli affari) più soli.
Sul piano interno, la questione è il federalismo.
Se le nuove normative, già adottate e in fase di votazione in Consiglio dei Ministri, saranno efficaci nel gestire e limitare il nostro rapporto debito/PIL, allora la società italiana si troverà più frazionata, e più sottomessa agli shock asimmetrici esterni, ma più economicamente sana e stabile.
Se invece la normativa del federalismo fiscale non risolverà la questione, e soprattutto se non sarà letta dai popoli del Nord (e io sono veneto) come risolutiva della crisi attuale, non prevedo tempi felici, in futuro, per il nostro Paese ».
Presentazione istituzionale del libro di Giancarlo Elia Valori: Petrolio, la nuova geopolitica del potere. Montecitorio, Sala del Mappamondo
Presentazione istituzionale del libro di Giancarlo Elia Valori:
Petrolio, la nuova geopolitica del potere.
Montecitorio, Sala del Mappamondo
ML: La tradizione cattolico-romana, la dottrina sociale della Chiesa ha sempre avuto in grande considerazione i corpi intermedi, insomma, ha sempre avuto accanto a una visione verticale, anche una molto orizzontale, assai poco leninista. Ne vede ancora di corpi intermedi, rappresentanze, etc?
G.E Valori « Il futuro sarà di chi saprà organizzare i “corpi intermedi” citati dalla dottrina sociale della Chiesa tra di loro.
La società del futuro creerà identità che non saranno mai più proletarie o “padronali”.
Avremo uno sciame di masse che correranno da una funzione all’altra della società e dei sistemi produttivi (e non tutto sarà terziario, ricordiamolo) senza riconoscersi in questo o in quel ruolo della società delle classi che abbiamo ereditato dall’Ottocento e che è sopravvissuta nel XX secolo, morendo all’inizio della fine della “Guerra Fredda”.
La dottrina sociale della Chiesa, se saprà rinnovarsi e adattarsi, come dimostra anche il bel libro del compianto Edmondo Berselli, sarà il punto di convergenza delle classi “meno fortunate” e dei ceti emergenti, che saranno i gruppi sociali che sapranno creare, gestire e, sottolineo, proteggere l’innovazione, soprattutto in ambito locale ».
ML: La Francia. Come ha valutato la politica del Presidente Nicolas Sarkozy? Ci sono analogie con il “caso italiano”? Lo scandalo Bettencourt, il tentativo di buttare la politica in gossip…
G.E Valori « Il Presidente Sarkozy si è trovato a gestire una situazione simile a quella italiana con meno “amici” internazionali di quelli che annovera il nostro Paese.
Gli USA sanno che Parigi opera in Africa in direzione contraria al loro comando integrato AFRICOM (che, ironia della sorte, ha sede a Stoccarda, a Kelley Barracks) e la Turchia, asse petrolifero e gaziero del sistema centroasiatico, non favorirà certo la Francia nelle sue trattative con i Paesi europei, visto che Parigi è contraria all’entrata di Ankara nell’UE.
La Germania è ormai proiettata verso Est, nel suo novo boom delle esportazioni che la porterà, venti anni dopo la Riunificazione, ad essere una potenza globale. E quindi meno interessata al vecchio asse “renano” con Parigi.
Certo, il gossip è parte della politica, oggi, ma la comunicazione di massa, dovendo rendere “popolari” leader che mai sarebbero compresi per quello che dicono o fanno, cerca di renderli “uguali a noi” con le tecniche mediatiche che fino ad oggi hanno caratterizzato le star del cinematografo e delle canzonette. Quando la regola dei mass-media cambierà, e il modello gossip avrà meno mercato, vedrà come i capi di Stato e di Governo verranno dipinti come pensosi visitatori di impervi musei, insonni ascoltatori di musica classica, dotti lettori dei saggi di scienza politica, magari anche dei miei ».
ML: L’Europa è veramente al declino, al cospetto delle grandi potenze emergenti?
G.E Valori «Non credo. Il “vecchio continente”, ovvero la penisola eurasiatica, quella appendice che ha costruito il mondo che abbiamo conosciuto (e quanta Cina è figlia anche dell’Occidente, e quanta India nasce nel Mediterraneo….) e lo ha anche dominato, può morire solo se lo vuole.
Le tendenze al suicidio sono presenti e diffuse, ma nella storia e nella teoria degli scenari non vi è niente di costrittivo, “non vi è necessità nella ragione”, affermava il pragmatista americano Peirce.
Morirà, l’Europa, se non saprà valorizzare il proprio know-how, il primato scientifico e culturale che la caratterizza.
Le grandi masse globali, lo notava anni fa Guido Ceronetti, saranno sempre più affascinate e sedotte dall’arte e dalla storia dei nostri Paesi UE, e il carisma di tremila anni non si inventa e non si cambia.
E dovremmo esportare, in un mondo di nuovi “imperi idraulici” e di futuri dispotismi orientali, proprio il nostro paradigma politico dei “corpi intermedi”, dei ceti non servili ma non padronali che ha costruito, da San Tommaso a Marx, da Bismarck fino a De Gaulle e a Benedetto Croce, il nesso tipicamente europeo tra riformismo e cultura liberale, tra sacralità dell’uomo cristiana e ebraica e diritti delle comunità.
E’ una formula vincente, sta a noi crederci ancora, in un mondo in cui vincono le masse identitarie (come negli USA) o le plebi globali come in Cina, in alcuni Paesi del Medio Oriente, o in certe aree dell’America Latina.
E, se vincerà questo modello delle plebi universali, allora la rivolta sarà guidata dal jihad della spada » .
GEV alle spalle di Evita e Juan Peron di cui era grande amico.
GEV alle spalle di Juan Peron di cui era grande amico e portavoce in Italia e della moglie Isabel Martinez.
ML: Il futuro dell’Informazione, in tutto questo?
G.E Valori «Né locale né globale. I grandi mass-media rimarranno, e la carta non morirà illuminata nel momento finale dai pixel dello schermo di un PC. Saranno diversi: meno generalisti, se non per le grandi opzioni mondiali, che però dovranno essere declinate da ognuno in modo diverso e soprattutto trovate: i lettori e gli ascoltatori non sono più interessati a grandi dibattiti generalisti, non perché non percepiscano la mondialità di alcuni (e molti) problemi, ma perché non sono intellettualmente incuriositi non dalla singola notizia, ma dal quadro interpretativo che si riesce a darne. Quindi, polarizzazione su segmenti alti, spesso ben più specialistici e raffinati di quanto oggi non accada, e invece sprofondamento di tanti media generalisti popolari in un mercato di massa dove molti sono i concorrenti, e la lotta all’ultimo lettore è spesso priva di scrupoli.
Vedremo la crescita di settimanali, di carta o on-line, specializzati e settoriali, che potranno addirittura divenire opinion leaders, come prima accadeva ai media generalisti di massa.
Un po’ quello che è accaduto ai partiti politici. Moriranno quelli che portano avanti grandi narrazioni che durano più di un ciclo economico, sopravviveranno quelli che riescono a “creare un mito” per i nuovi ceti emergenti, vinceranno quelli che sapranno coniugare il mito, che è il corpo sacro della politica, con il programma, il “medio periodo” che vedo gravemente carente in tutta la politica italiana attuale ».
http://geointelblog4italianpmi.com/2014/01/18/giancarlo-elia-valori-honorable-de-lacademie-des-sciences-de-linstitut-de-france/
Confesso che ho vissuto
Berlusconi? Ha una maggioranza in Parlamento che De Gasperi si sognava. Peres? Un amico. Geronzi? No comment. Storia, segreti e rapporti di uno degli uomini più influenti del Paese
Confesso: amo il potere. Ma non l'ho mai esercitato esclusivamente per fini personali": Giancarlo Elia Valori è il presidente degli industriali del Lazio, ma viene considerato uno degli uomini più influenti d'Italia. E per la prima volta ha deciso di raccontare a Panorama i segreti del potere e le regole per conservarlo. A partire da quello che lui considera il primo comandamento: creare un network, con amicizie a livello internazionale. "Mi guardo intorno" dice "e vedo molto provincialismo in Italia".
Lei dove ha imparato l'arte delle buone relazioni?
La mia scuola è stata la Rai di Ettore Bernabei, dove entrai nel 1965. Divenni una specie di ministro degli esteri della tv pubblica, con l'incarico di aprire sedi in paesi strategici, come la Cina e il Sud America.
Si occupava anche di politica?
La missione di Bernabei e della Rai era molto ampia. Vendevamo Caroselli e varietà in paesi nei quali la tv era ancora sconosciuta, ma facevamo anche lobbying per le aziende dell'Iri.
Fu in quegli anni che lei divenne amico di Kim Il Sung, il padre padrone della Corea del Nord?
Lo conobbi attraverso il governo di Pechino e nacque subito una grande simpatia. Gli piacevano gli spaghetti e la pizza, che faceva cucinare per me da un suo cuoco italiano.
Come si arrivò alla famosa mediazione di Kim Il Sung per liberare gli ostaggi francesi rapiti dagli hezbollah?
Fu merito di mia madre. Eravamo a tavola, quando dissi: "Presidente, avrei un favore personale da chiederle...". E lui: "Giancarlo, per te faccio quello che posso". Ma non riuscivo a parlare dei francesi: erano ebrei. Mia madre iniziò a darmi calci sotto al tavolo, poi disse: "Lei deve fare un atto umanitario". Kim II Sung si convinse e pochi giorni dopo gli ostaggi erano liberi.
Dalla Corea a Israele, un altro paese dove lei ha importanti relazioni.
I migliori rapporti li ho con l'ex primo ministro Shimon Peres. Volle a tutti i costi presenziare alla cerimonia, all'Università di Gerusalemme, per istituire la cattedra per lo studio della pace intitolata a mio nome. Pur di essere presente, fece rinviare di alcune ore il voto di fiducia in parlamento.
È vero che i suoi veri amici nel mondo ebraico sono nel Mossad?
Il Mossad non è soltanto un servizio di intelligence, è un'istituzione, in un paese che gioca una battaglia per la sopravvivenza. È un pezzo centrale dello stato d'Israele, del quale io mi considero un caro amico.
Anche con gli israeliani lei è stato protagonista di un'importante mediazione internazionale.
Ho dato il mio contributo all'apertura ufficiale delle relazioni diplomatiche, nel 1993, tra Cina e Israele. E feci una scoperta clamorosa: i due paesi avevano fittissime relazioni diplomatiche da trent'anni, attraverso gli apparati dei servizi segreti.
Peres è un premio Nobel, lei però ha molto frequentato anche alcuni dittatori, per esempio Nicolae Ceausescu e Juan Domingo Peron.
Quando frequentavo la Romania, Ceausescu era coccolato dagli americani e dalla regina d'Inghilterra. Quanto a Peron, la storia è lunga.
La racconti.
Alla fine degli anni Sessanta, Peron viveva in esilio a Madrid e mio fratello Leo era un suo buon amico. "Leo" gli dissi "vorrei conoscere Peron".
Come nasceva questa curiosità?
Faceva parte della mia azione diplomatica per conto della Rai. Peron, da Madrid, controllava i sindacati in Argentina e aveva il paese in pugno.
Lei come lo conquistò?
Simpatia di pelle. Con lui si passava dai temi di politica estera alle cose più frivole. Raccontava barzellette in italiano e adorava Claudia Cardinale, che voleva conoscere a tutti i costi.
È vero che aiutò Peron a tornare in Argentina, quando finì il suo esilio?
Il viaggio fu diviso in due tappe: un aereo da Madrid a Roma e un altro dalla nostra capitale a Buenos Aires. Quest'ultimo fu un volo di linea dell'Alitalia, allora presieduta da Cesare Romiti, pagato con una sottoscrizione dei sindacati argentini. Per la prima tratta, invece, l'aereo fu offerto a Peron da Giovanni Agnelli.
Aveva qualche debito con il dittatore argentino?
La Fiat aveva diverse difficoltà con i suoi stabilimenti in Argentina e, come ho detto, Peron già dall'esilio controllava il paese attraverso i sindacati.
Accompagnò Peron al momento del suo rientro in Argentina?
Dovevo esserci anch'io sull'aereo dell'Alitalia, ma cambiai idea dopo una telefonata a Buenos Aires con il mio amico Arturo Frondizi, il La Malfa argentino.
Perché?
Frondizi mi disse soltanto che "in Argentina il cielo è scuro". Era il messaggio di un pericolo e allora salii sull'aereo con Peron dalla porta anteriore e scesi, di nascosto, da quella posteriore. Quando l'aereo arrivò a Buenos Aires, si presentarono a bordo due carabinieri per arrestarmi.
Concludiamo la rassegna dei suoi rapporti con gli amici americani.
Il network che più frequento è quello del Center for strategic studies, dove si incontrano personaggi come Zbigniew Brzezinski, Robert Gallucci, John D. Rockefeller. Ma anche finanzieri di tutto il mondo, dal presidente della Toyota, Shoichiro Toyoda, al greco Andreas Drocopoulos che guida la Fondazione Niarchos.
Tutti ebrei?
Quasi tutti ebrei.
Tra i network sovranazionali che contano c'è anche la massoneria?
Non sono iscritto ad alcuna loggia, ma ho il massimo rispetto per la massoneria. In Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti è un'istituzione della quale fanno parte molti protagonisti dei rispettivi establishment. Parlo della massoneria seria, non di qualche teatrino...
Si riferisce alla P2 di Licio Gelli?
Il mio nome è stato trovato nell'archivio di Gelli con una scritta molto chiara: espulso. Non ho mai fatto parte della P2, ma quella parola indica quali erano i rapporti tra me e Gelli.
Non fu lei a presentargli Peron?
Gli presentai, per caso, all'albergo Excelsior, un attendente di Peron. Ma qui si fermò anche il nostro rapporto, perché tra me e Gelli c'era una profonda differenza di vedute e di rapporti.
Chi sono i veri potenti, oggi, in Italia?
Vedo un potere, in tutti i settori, frammentato e diviso. E una classe dirigente incapace di fare sistema.Tra i poteri fragili comprende anche quello di Silvio Berlusconi?
Berlusconi ha una maggioranza in Parlamento che Alcide De Gasperi si sognava; nel bilancio del suo governo, però, conteranno i risultati.
Parliamo del potere economico attuale: quali sono i nuovi santuari?
Proprio in economia è più evidente la fase di transizione. Mi aspettavo molto di più dalle privatizzazioni. È stato un errore di scarsa lungimiranza, per esempio, consegnare allo stesso soggetto, la famiglia Benetton, le Autostrade e gli Autogrill.
Guardi che lei è stato uno dei protagonisti di quelle due privatizzazioni.
A mettere le mani sulle nostre autostrade erano pronti i francesi e i tedeschi: ho pensato di privilegiare l'interesse nazionale.
Lo dice perché i suoi rapporti con Vito Gamberale sono pessimi.
Le rispondo con stile manzoniano: chi è Gamberale? Gli azionisti privati di Autostrade si erano impegnati a investire nei lavori di ammodernamento della rete. Invece, da Roma a Orte, gli automobilisti devono sottoporsi al calvario di un cantiere eterno che rallenta il traffico e intanto gli azionisti di Autostrade hanno in tasca una concessione fino al 2038, un caso unico in Europa. E con i soldi dei pedaggi autostradali, in regime di monopolio, sono diventati soci della Telecom.
A proposito della Telecom: resterà italiana?
Marco Tronchetti Provera ha i numeri per farcela. Ha uno stile cardinalizio e mi fa venire in mente una frase di Mario Schimberni: "Un libro vale più di una pagnotta". E Tronchetti qualche libro lo ha letto.
Come mai nel suo curriculum manca un ruolo politico?
Non è il mio lavoro: con il governo Ciampi, per esempio, non accettai il ministero dell'Agricoltura e preferii restare alla Sme.
Si considera un candidato nella corsa alla presidenza della Confindustria?
In Confindustria sento la mancanza di un personaggio come Angelo Costa.
Chi è l'imprenditore che stima di più?
Vittorio Merloni. Conosce il mestiere, sa farlo nel rispetto delle regole e ha rapporti internazionali.
E nel mondo finanziario?
Qui gli equilibri di potere sono più precari. A Mediobanca sembrava tutto fatto e invece la Banca d'Italia ha bocciato il nuovo statuto: gli accordi presi dagli azionisti forti di Mediobanca non piacciono a via Nazionale.
Cesare Geronzi viene considerato il banchiere più potente d'Italia: lei condivide?
No comment.
Dica qualcosa in più.
Molti romani si chiedono se esista ancora una banca della capitale.
E lei come risponde?
Come loro: no. I due banchieri più potenti e capaci, in Italia, sono Alessandro Profumo e Corrado Passera.
Un'ultima curiosità: quanto contano i salotti nella conquista del potere?
In Italia mi sembrano condominiali, non li frequento. Piuttosto, sono felice di essere ospite a Parigi di una signora ottantenne: Liliane Betencourt, la donna più ricca d'Europa, che con la sua famiglia controlla il gruppo L'Oréal. Qui erano di casa il presidente Georges Pompidou e il poeta André Malraux. E oggi arriva spesso Jacques Chirac, ma innanzitutto personaggi come Antoine Bernheim, François Bolloré e David Rothschild.
Una casa di gaullisti.
Il salotto Betencourt era molto frequentato anche da François Mitterrand, e non è un caso se il gruppo L'Oréal fu uno dei pochi a non essere statalizzato durante gli anni dei governi socialisti.
http://archivio.panorama.it/archivio/Confesso-che-ho-vissuto
NON dimentichiamoci di Tarak: uomo di Vincente Bollorè
ll Vice Presidente de La Centrale Finanziaria Generale S.p.A. è il Dottor Tarak Ben Ammar.Dopo la laurea conseguita all'Università di Georgetown in Relazioni Internazionali, ha iniziato la sua carriera nel 1977 ottenendo l'importante risultato di dare alla Tunisia un ruolo centrale nell'industria dell'entertainment: attraverso la società Carthago da lui creata e alcuni studios che ha costruito, è riuscito a convincere vari produttori cinematografici statunitensi a filmare parti dei loro progetti in Tunisia.
Consigliere di Amministrazione del conglomerato media del gruppo Berlusconi. Dopo aver supportato il Principe Al Walid nei suoi investimenti in News Corp e KirchGruppe, è consulente di Murdoch nelle sue acquisizioni europee.
Tarak Ben Ammar è Amministratore Delegato di Europa TV, Presidente di Prima TV, Presidente e Managing Director di Ex Machina SAS, Presidente di Andromeda Tunisie SA, Amministratore e Presidente di Promotions et Participations International SA, Presidente di Holland Coordinator & Service Company ltalia SPA, Presidente di Eagle Pictures S.p.A., nonchè Consigliere di Amministrazione di numerose società, tra cui Mediobanca S.p.A e Telecom Italia S.p.A.
Nel 1984 è stato insignito della "Legione d’Onore" dal Presidente François Mitterrand per i suoi contributi culturali.
http://www.lacentralegroup.it/it/organi-societari/consiglio-di-amministrazione
(fra l’altro nel consiglio d’amministrazione siede anche un certo Dr. Yosef Maiman - forse agente Mossad?)
SERENISSIMA SGR http://www.lacentralegroup.it/it/missione/partecipazioni
http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/07/08/news/case-nostre-affari-loro-un-tesoro-da-50-milioni-per-l-amico-di-angelino-alfano-1.220502
Oltre a Masi intorno al tavolo da gioco siedono i vertici della SGR Serenissima, la società di gestione del risparmio che controlla il fondo Sansovino e che ad agosto dell’anno scorso ha vinto il bando pubblico indetto dalla Consap.
A parte l’amministratore delegato Luca Giacomelli, nella società veronese i nomi che contano sono due: quello del vice presidente Andrea Gemma, avvocato di grido e grande amico del ministro Angelino Alfano, e Giancarlo Elia Valori, già piduista e presidente della Centrale Finanziaria Generale, la spa delle famiglie Toti e Amenduni che controlla il pacchetto di maggioranza della Serenissima.
FOTO CON DAVID RENE' DE ROTHSCHILD IN PRIMA PAGINA "LA CENTRALE FINANZIARIA"
---> http://www.lacentralegroup.it/it/
---> https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://en.wikipedia.org/wiki/David_Ren%25C3%25A9_de_Rothschild&prev=search
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