giovedì 15 ottobre 2015

Ecco come hanno DEMOLITO la Costituzione italiana

Il Governo ha assestato un altro colpo d’ascia alla costituzione sulla strada della sua demolizione. L’approvazione di ieri al Senato è però solo uno dei passaggi che il DDL Boschi deve compiere prima di entrare in vigore. Mancano ancora altre letture alla Camera e al Senato, e infine il referendum confermativo.
Ma vediamo in sintesi cosa cambierà:

SENATORI PART TIME
I senatori passano da 315 a 100 ma tutti con “doppio lavoro”. Dei 100, 74 saranno pescati tra i consiglieri regionali, 21 tra i sindaci, e 5 saranno nominati dal Presidente della Repubblica, non più a vita, ma per 7 anni. Gli ex capi dello Stato siederanno in Senato ma non saranno conteggiati nei 100. Inoltre non ci saranno più i senatori eletti nella circoscrizione Estero.



ELETTI DAL POPOLO, FORSE, ANZI NO
Su chi debba eleggere i senatori si è dibattuto a lungo, anche all’interno della maggioranza. Per il governo l'eleggibilità diretta andava esclusa. Per la minoranza Pd, i cittadini dovevano avere voce in capitolo. Alla fine verranno votati durante le elezioni regionali, attraverso un listino apposito o attraverso la nomina dei più votati, ma dovranno comunque essere confermati dal consiglio regionale.Resta l'incertezza dovuta alla promulgazione di una legge che disciplini chiaramente la materia.

NESSUNA INDENNITA' MA TANTA IMMUNITA'
I nuovi inquilini di Palazzo Madama non riceveranno alcuna indennità aggiuntiva ma ancora non è specificato l’ammontare degli eventuali rimborsi-spese. Quello che resta invece è l’immunità parlamentare: nessun arresto, perquisizione o intercettazione potrà avvenire senza il via libera dell’Assemblea.

NESSUNA FIDUCIA
Il Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia al Governo, che sarà una prerogativa della Camera.

SULLE LEGGI, SOLO PROPOSTA DI MODIFICA
Ogni disegno di legge approvato dalla Camera verrà subito trasmesso al Senato
Solo nel caso di leggi che riguardano le competenze regionali, il voto del Senato è obbligatorio.
In tutti gli altri casi, se il Senato non agisce entro il termine di 10 o 15 giorni (a seconda delle materie), le leggi entrano in vigore.
Il Senato può decidere - su richiesta di un terzo dei Senatori - di proporre modifiche su una legge approvata dalla Camera. La Camera però potrà ignorare le modifiche approvate dal Senato, riapprovando anche la legge così com'è.

CAMBIA IL QUORUM PER ELEGGERE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Non basterà più la metà più uno degli elettori, ma serviranno i due terzi per i primi scrutini; poi i tre quinti dei componenti; dal settimo scrutinio saranno necessari i tre quinti dei votanti. Il presidente della Camera diventa la seconda carica dello Stato, e in quanto tale, farà le veci del Presidente della Repubblica.

GOVERNO PIU' FORTE E DECRETI IN CORSIA PREFErenziALE
Il potere esecutivo si rafforza ulteriormente a scapito del legislativo.
Il governo potrà richiedere una via preferenziale per l'approvazione di un decreto legge "essenziale per l'attuazione del programma di governo".
La Camera vota sulla richiesta del governo entro 5 giorni, e se accoglie la richiesta poi dovrà concludere discussione e votazione entro 70 giorni (rinviabili al massimo di 15 giorni).

CAMBIA IL REFERENDUM
Per presentare una richiesta di referendum non basteranno più 500 mila firme ma ne serviranno 800 mila. Per un progetto di legge di iniziativa popolare il numero di firme necessarie viene triplicato: da 50 mila a 150 mila. Vengono però introdotti in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo e le Camere dovranno varare una legge che ne stabilisca le modalità di attuazione.

NOMINE SEPARATE PER I GIUDICI DELLA CONSULTA
I 5 giudici della Consulta non saranno più eletti dal Parlamento riunito in seduta comune ma verranno scelti separatamente dalle due Camere. Al Senato ne spetteranno due e alla Camera tre. Per la loro elezione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi due scrutini, mentre dagli scrutini successivi è sufficiente la maggioranza dei tre quinti.

ABOLIZIONE DEL CNEL E DELLE PROVINCE
Con l’abrogazione totale dell’articolo 99 della Costituzione, il Cnel, (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) viene abolito.
Dal testo della Costituzione viene eliminato anche il riferimento alle Province. La Repubblica sarà quindi costituita solo "dai Comuni, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato".

QUOTE ROSA
Nell'articolo 55 entra un nuovo comma: "Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza". Simili norme sono previste anche per le leggi elettorali dei Consigli Regionali.
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Andrea Cioffi #M5S Senato: https://www.facebook.com/andreacioffi.it/photos/a.455605041155638.94357.180272278688917/896598450389626/


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