mercoledì 26 agosto 2015

VIENE BRUCIATA CIRCA IL 40% DELLA PLASTICA CHE DIFFERENZIAMO

770.000 tonnellate di materie plastiche recuperate nel 2013: è il dato snocciolato dal Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi di plastica. Potrebbe sembrare una notizia positiva, ma dove va a finire tutta questa plastica raccolta?
Intanto bisogna dire che circa IL 60% degli imballaggi plastici raccolti in modo differenziato va a riciclo attraverso canali tradizionali. È il caso delle bottiglie in pet e dei falconi di prodotti per l’igiene personale e della casa. L’altra metà finisce quasi sempre agli inceneritori, come spiega Corepla nella sua relazione sulla gestione che pubblica ogni anno.
La scusa è sempre stata che bottiglie e flaconi sono facilmente riciclabili, ma il resto, il plasmix, se si lavora dà un granulo troppo povero, inutilizzabile. Ho detto la scusa perché in realtà a Pontedera esiste un’azienda, la Revet, che ricicla questo tipo di plastiche che provengono dalla raccolta differenziata della Toscana. Un altro impianto è in funzione a Ferrara e servirà per riciclare le plastiche miste dell’Emilia Romagna. Infine un altro impianto è quello di Ri.Techno.R di Occhiobello (Rovigo).

Ma se è possibile riciclare questo tipo di plastica perché viene bruciata?
La risposta è semplice: con gli incentivi che lo stato concede agli inceneritori, oggi è più conveniente bruciare che riciclare.



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