sabato 15 agosto 2015

I GIUDICI - "Ecco perché Azzollini meritava l’arresto"


Il tribunale del Riesame: «Al Divina Provvidenza operava un sistema di potere che controllava l’attività imprenditoriale e intimidiva tutti con la prevaricazione»
di Carmen Carbonara

BARI – Nell’ex istituto psichiatrico Casa Divina Provvidenza di Bisceglie operava un vero e proprio un «gruppo azzolliniano». Lo dice il Tribunale del Riesame di Bari nelle cento pagine del provvedimento con cui, il 2 luglio scorso, ha rigettato l’istanza di annullamento della richiesta di arresti (domiciliari) per il senatore Antonio Azzollini (Ncd), nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trani sul crac da mezzo miliardo di euro dell’ente. A dire no all’arresto del senatore molfettese – ex presidente della commissione Bilancio – è stata, poi, l’aula di Palazzo Madama il 29 luglio scorso. Ma le motivazioni dei giudici del Riesame (depositate nei giorni scorsi) sono molto dure. Nel provvedimento steso dal giudice Francesca La Malfa, inoltre, si sottolinea che il senatore avrebbe negato davanti Tribunale il suo ruolo all’interno della Cdp «quasi tentando di nascondere il sole con le reti».

I cittadini considerati solo come elettori collegati al sistema
Secondo i giudici del Tribunale delle Libertà «(…)la collocazione o il mantenimento di determinati soggetti all’interno della congregazione con ruoli fiduciari nei confronti del senatore costituiva lo snodo fondamentale per garantire al fiduciante, e cioè allo stesso senatore, il controllo della congregazione e “utilità” di vario genere ai privati compiacenti che facevano capo al politico...». In questo contesto «i cittadini di Bisceglie e soprattutto di Molfetta erano dunque considerati esclusivamente come ‘elettori’ direttamente collegati al politico di riferimento». Il tribunale conferma come la contropartita era la legge per il rinvio del pagamento di debiti con Inps, Agenzia delle Entrate e altri creditori. Già dal 2009-2010 un gruppo di persone all’interno della Cdp («diretto dal senatore») «operava in forza di accordi raggiunti con i vertici della congregazione in virtù dei quali essi accettavano il ‘commissariamento’ da parte del senatore in cambio dell’appoggio politico per una legge che era vitale per la stessa sopravvivenza dell’ente…». Il ruolo di «padre politico di una norma che da diversi anni aveva consentito all’ente di non pagare i contributi, le ritenute e ogni altro tipo di tributo...» è stato anche confermato dal commercialista Rocco Di Terlizzi (arrestato in carcere , ma oggi libero), durante l’interrogatorio di garanzia.

La frase ingiuriosa rivolta alle suore
I giudici parlano di «un sistema di potere che esigeva il controllo dell’attività imprenditoriale e che operava intimidazioni con fare prevaricatore e arrogante, con capacità di tenere tutti sotto controllo gestendo illecitamente potere, pilotando i contratti con i fornitori, ordinando assunzioni lavoratori». Rilevanza viene data anche alla famosa frase pronunciata, secondo due testimoni, dal senatore all’interno della sede di Bisceglie dell’ex ospedale psichiatrico e diretta alle suore: «Da oggi si fa come dico io, se no, vi piscio in bocca». Il senatore ne ha negato più volte la paternità, fuori e dentro le aule dei palazzi di giustizia. Ma secondo il Tribunale del Riesame il “manifesto” del gruppo di potere azzolliniano «può riassumersi tutto nelle parole proferite con arroganza da Azzollini per cui i vertici della Casa Divina Provvidenza non si dovevano più permettere di continuare a dissipare il patrimonio dell’ente senza la sua approvazione».

Il rapporto con l’Idi di Roma
Il Riesame non trascura nemmeno gli intrecci tra il caso Cdp e quello dell’Idi (l’istituto dermopatico dell’Immacolata) di Roma, tenuto conto che nel fascicolo tranese risulta coinvolto anche Giuseppe Profiti, commissario straordinario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata da cui dipende l’Idi e vicario del commissario apostolico della Casa Divina Provvidenza, il vescovo di Molfetta Luigi Martella (scomparso di recente). Si legge infatti che «(…)con lo stesso strumento normativo (la legge di stabilità) sia pure con modalità differenti (nel caso dell’Idi con finanziamento diretto, della Cdp con moratoria fiscale a lunga durata) il governo occulto degli enti assicura ingenti benefici economici per tenere a galla aziende ampiamente decotte, i cui costi vengono traslati esclusivamente a carico del contribuente italiano».

13 agosto 2015 | 18:48
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/cronaca/15_agosto_13/motivazioni-giudici-ecco-perche-azzollini-meritava-l-arresto-d325c3de-41d7-11e5-bb9a-596a48733875.shtml?refresh_ce-cp



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