martedì 28 aprile 2015

Riflessione interessante su #UBER


Poco fa ho ricevuto due tassisti.
Mi hanno raccontato che da quando c'è Uber il loro incasso (specie il sabato sera) è calato del 30-40%, che molti di loro si sono ipotecati la casa per pagare la licenza (120.000 euro, con 30.000 euro di tasse incassate dallo Stato sulla compravendita) e adesso hanno paura di vedersela portare via, che gli autisti Uber li provocano e addirittura a Porta Susa li bloccano mettendosi in doppia fila. Non vorrebbero bloccare nessun progresso, vorrebbero solo che la concorrenza fosse ad armi pari, che anche gli autisti Uber pagassero le tasse, gli studi di settore, i contributi INPS, i controlli medici obbligatori, il certificato di abilitazione professionale, i costi di manutenzione e rinnovo dell'auto; e poi vedremmo se i prezzi sarebbero tanto diversi.
Oppure, dicono loro, abolite anche per noi tutte queste cose, fateci lavorare come gli autisti Uber, eliminate certificati e balzelli, fateci fare una nostra app (e magari una cooperativa con sede fiscale in Olanda...) e dateci la possibilità di praticare le tariffe che vogliamo e non quelle fissate dal Comune, e allora anche i nostri prezzi sarebbero molto più bassi. Poi però, quando tutto il settore del trasporto pubblico passeggeri su auto non pagherà più una lira di tasse in Italia ma solo una commissione del 20% a una multinazionale con sede nei paradisi fiscali, lo Stato italiano come farà?




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