La manipolazione attraverso il linguaggio
Attraverso il linguaggio si possono manipolare le coscienze. Basta nascondere o cambiare il significato delle parole, per modificare la percezione della realtà. È un pericolo concreto del nostro tempo. Che ha creato addirittura un'anti-lingua. Qualche esempio... L’uomo può essere spinto ad agire contro il proprio desiderio di verità e di bene in due modi: con la violenza o attraverso la manipolazione della coscienza. La manipolazione della coscienza attraverso il linguaggio, che ha la sua sorgente e la sua ragion d'essere nello svelamento della verità delle cose, ed è mezzo di comunicazione e di comunione tra gli uomini nella verità, consiste in un'azione consapevole e sistematica avente il fine di modificare la percezione della realtà mediante l'occultamento, la riduzione o il cambiamento del significato delle parole.
La manipolazione del linguaggio genera un'anti-lingua, che ha come effetti principali l'oscuramento dell'intelligenza e il condizionamento dei comportamenti, indispensabili per ottenere l'allontanamento dell'opinione pubblica dal senso comune.
Mentre la violenza genera la consapevolezza dell'oppressione e il desiderio di rivalsa, la manipolazione cerca di provocare nelle sue vittime un mutamento nel modo di vedere le cose e la decisione di agire secondo una certa prospettiva presentata come ragionevole e desiderabile. Perciò, mentre l'influenza legittima di chi educa alla verità si appella alla ragione incoraggiandola a confrontarsi con la realtà tutta intera per sviluppare le capacità critiche, la manipolazione si serve della disinformazione e strumentalizza la riflessione facendo leva su messaggi dalla forte carica emozionale che oscurano le capacità critiche.
Già Platone (427 a.C.- 347 a.C.) metteva in guardia dai sofisti che, grazie alla padronanza della retorica, erano capaci di cambiare il nero col bianco e di trasformare qualcosa di cattivo in qualcosa di buono. Riferendosi a loro, un grande filosofo greco si domandava: «È possibile abusare dei giovani, ancora lontani dalla realtà delle cose, con parole che ingannano l'orecchio, mostrando ogni tipo d'immagine tra le righe, in modo da far credere a loro che quello che ascoltano sia la verità e chi parla sia l'uomo più saggio del mondo?» (Platone, Sofista, 234c) .
La manipolazione delle coscienze è possibile perché la parola ha in sé un grande potere: assegnare alle cose il loro nome significa infatti svelarne il senso producendo un effetto. La parola può suscitare indignazione o far commuovere, intimidire o rassicurare.
Purtroppo si possono fare moltissimi esempi del modo in cui l'anti-lingua esercita il controllo del pensiero per trasformare il senso comune. Gli ambienti abortisti, e in generale anti-vita, si autodefiniscono pro choice («per la scelta») sottintendendo che, mentre loro sono per la libera scelta, chi difende il diritto di vivere dei bambini è contro la libertà; analogamente, con «diritti riproduttivi» o «diritti delle donne» s'intende in primo luogo la possibilità di abortire legalmente con le spese mediche pagate dallo Stato.
Si parla di «preferenza sessuale» per affermare che la scelta del partner non dipende dalla complementarietà sessuale, ma solo dalla volontà del soggetto; il termine «omofobia-omofobo», che ha in sé una carica di profonda disapprovazione, legata all'idea di discriminazione, ormai viene usato per indicare tutti quelli che pensano che l'eterosessualità è secondo natura, l'omosessualità no. Anche la parola «famiglia» è sotto attacco: introducendo l'aggettivo «tradizionale», si ottiene di poter distinguere tra la famiglia, sostenuta dalla retorica politica conservatrice, e le famiglie fondate sulla libera relazione fra partner (non più sugli sposi).
Solo grazie a operazioni di manipolazione verbale è possibile, come è successo in Olanda, che qualcuno rivendichi il diritto alla pedofilia chiamandola amore intergenerazionale o alla bestialità, rinominandola amore tra specie nel tentativo di conferire la queste aberrazioni una forma di rispettabilità etica.
Non posso non ricordare alcune parole incredibili, tra le molte che tutti abbiamo ascoltato, relative alla vicenda di Eluana Englaro: «Eluana non c'è più, è morta 17 anni fa, ora si tratta solo di portare a compimento quella dolorosa vicenda». Come si può assumere l'idea che una persona ancora viva sia già morta, se non perché si percepisce come valore irrinunciabile l'autonomia del corpo? Si tratta di un giudizio che contrappone, in modo occulto, al principio dell'indisponibilità della vita l'idea della cosiddetta qualità della vita.
È evidente che non si tratta di significati cambiati a caso, ma di operazioni d'ingegneria verbale che vogliono imporre una cultura che nega la natura per affermare il potere assoluto dell'uomo su se stesso. È Dio stesso a comandare all'uomo di dare un nome a tutte le cose (Gn [2,19-23) e il linguaggio, nella sua dimensione originaria, si rivela come strumento di lode; se l'atto di designare attua la riproduzione di una forma esterna, con il giudizio si esprime l'assenso, cioè l'apprezzamento per una forma non costruita dall'uomo, e apprezzare è lodare. Perciò l'origine del linguaggio è collocata in una dimensione sacra e il suo senso profondo è di essere lode.
La verità del giudizio, tuttavia, è legata al verificarsi di due condizioni: la prima è costituita dall'adeguazione alla realtà, cioè ci deve essere una corrispondenza effettiva tra il pensiero e l'oggetto conosciuto. Se, ad esempio, dico che i cani hanno due gambe, il mio pensiero è sbagliato perché non ha corrispondenza con la realtà. La seconda condizione è che la mia ragione possieda i motivi per cui esprime un determinato giudizio.
Se, ad esempio, ora dicessi: «la partita di domani tra il Milan e l'Inter sarà vinta dal Milan», e il giorno successivo la mia previsione si avverasse, essa non diventerebbe per questo vera, perché, nel momento in cui l'ho pronunciata, non avevo le ragioni di dire ciò che ho detto.
L'errore può insinuarsi nel momento del giudizio e si verifica quando la ragione si persuade a rappresentare una realtà diversa da quella veramente esistente o esprime un giudizio senza avere le ragioni di ciò che afferma. Attraverso questi varchi s'insinua la possibilità d'influenzare in modo occulto la coscienza attraverso il linguaggio.
Perché oggi le voci insensate sembrano avere la forza d'influenzare profondamente la nostra società, mentre la comunicazione autentica fatica a trovare ascolto? Una prima risposta, sul piano naturale, va trovata nella perdita del rapporto diretto con le realtà su cui viene espresso il giudizio; l'abbondanza di messaggi trasmessi nel villaggio elettronico globale si accompagna alla povertà e all'astrattezza dei significati. È come essere davanti a una tavola imbandita con una grande varietà di cibi di plastica che non danno nutrimento.
Solo l'esperienza del valore di verità della parola può contrastare il condizionamento e la menzogna spacciata per verità. Si tratta di un'esperienza che richiede la presenza di una guida vivente che educhi al riconoscimento del vero. Come ricorda Francesco Botturi: «Istruire è educare in-segnando, cioè facendo segno all'intelligenza, attivandola nella sua capacità di verità e di ricerca di senso. Per l'essere personale intelligente, infatti, non può esservi felicità e cammino»: ad essa senza esaudimento del suo desiderio di verità».
Ricorda: «II linguaggio ideologico [...] non dice delle cose perché queste sono vere, ma le dice per ottenere un certo effetto e con ciò rivela la sua natura meramente strumentale».
(Emanuele Samek Lodovici, cfr. bibliografia, p. 112).
Bibliografia:
Francesco Botturi, Desiderio e verità, Massimo, 1985.
Warwick Neville, Manipolazione dellinguaggio, in Lexicon, Pontificio Consiglio della Famiglia (a cura di), pp. 631- 640.
lgnacio Barreiro, Ingegneria verbale, cf., pp. 583-592.
Emanuele Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, 1979, (1991),pp. 105-121.
“Guerra è pace” ovvero come ti manipolo il linguaggio
Non è certo un segreto che le guerre dell’età moderna si vincono con le parole prima ancora che con le armi. Il potere e il suo megafono, ovvero i media, hanno da tempo imparato a ‘condensare’ in alcune parole-chiave dei concetti che attivino automaticamente nella popolazione delle reazioni prestabilite. Una sorta d’ipnosi collettiva programmata.
La riduzione di concetti complessi a slogan o parole-chiave è il segreto per il controllo delle masse.
“Talvolta - afferma Gustav Le Bon nel suo ‘La psicologia delle folle’ - le parole più mal definite, sono quelle che fanno più impressione. Come, ad esempio, le parole: democrazia, socialismo, eguaglianza, libertà, ecc il cui senso è così vago che non basterebbero dei grossi volumi a precisarlo. E, tuttavia, alle loro sillabe è unito un magico potere, come se contenessero la soluzione di tutti i problemi. Queste parole sintetizzano diverse aspirazioni incoscienti e la speranza della loro realizzazione. La ragione e la discussione non potrebbero lottare contro certe parole e certe formule…suoni vani, la cui utilità principale è quella di dispensare colui che le adopera dall’obbligo di pensare”[1].
Questa ‘condensazione’ di concetti – come abbiamo visto in maniera inequivocabile negli ultimi anni – ha consentito la completa e magistrale realizzazione della falsificazione della parola. Dalla capacità di evocare magicamente delle reazioni viscerali mediante certe parole-chiave, alla tentazione di alterare – quando non ribaltare – il significato delle parole stesse, il passo è stato breve.
Partiamo dalla parola guerra.
L’asserzione ‘la guerra è pace’ di orwelliana memoria, che settant’anni fa poteva apparire come una stravaganza di un romanzo di fantasy, è divenuta oggi il mantra dei governi quando si tratta di far guerra senza dichiararla e senza aver nulla da temere da parte dell’opinione pubblica. Ecco che una guerra di aggressione, illegale secondo il diritto internazionale, diventa “guerra di liberazione”. Quando, poi, nel Paese che si vuole invadere, vi sono delle particolari situazioni di guerra civile – di fatto create ad arte – che portano a palesi massacri della popolazione, l’aggressione si trasforma, magicamente, in “missione umanitaria”.
Le devastazioni incontrollate di truppe mercenarie addestrate e armate per rovesciare governi legittimamente eletti, che gettano il Mediterraneo nel caos e nella guerra civile, si trasformano, come per incanto, in ‘Primavere arabe’. I soldati che occupano e bombardano Paesi sovrani vengono definiti dai media “truppe alleate”, mentre, per converso, coloro che cercano di difendere il proprio Paese dagli invasori sono, senza mezzi termini, “terroristi”.
Ma veniamo ai giorni nostri, alla nuova ‘Crociata’ contro l’Isis, o sedicente ’Stato Islamico’, e cerchiamo di capirne di più dalle parole e dai progetti di chi questa crociata ha inventato, vale a dire il nostro Premio Nobel per…la Pace, Barak Obama.
La prima domanda che verrebbe da fare – se ancora volessimo dare un senso al terminelegalità – è: ma questa guerra è legale?
Quello che salta all’occhio, esaminando gli ultimi statement, veri e propri ‘discorsi alla nazione’ di Obama, è che si è cercato di rendere impossibile – tramite una studiatissima scelta delle parole – la discussione sulla legalità o meno di questa ennesima aggressione a stelle e strisce.
Nell’ultimo statement di martedì 23 Settembre, nel quale ha annunciato le incursioni aeree sulla Siria, il presidente ha evitato qualsiasi riferimento alla propria autorità legale a ordinare questi attacchi, lasciando a un anonimo portavoce della Casa Bianca l’onere di riferire al New York Times che l’autorizzazione per le incursioni in Siria è desumibile dall’Authorization of Use of Military Force (AUMF) del 2001 – che era stato destinato ad Al-Qaida – nonché dalla dichiarazione di guerra del 2002 contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Che significa ciò esattamente?
Significa niente di meno che l’autorità legale ottenuta dalla presidenza USA quasi 13 anni fa – finalizzata all’aggressione nei confronti di Al-Qaida o all’invasione dell’Iraq – oggi viene utilizzata per invadere, bombardare, distruggere qualsiasi altro Paese.
Bene, dopo la parola legale, passiamo ad analizzare un’altra parola e l’uso che se ne fa.
È il turno della parola civili.
Ora, il Pentagono comunica di essere certo che non vi siano delle perdite tra icivili, e ciò nonostante alcuni credibili reportage che dimostrano il contrario [2], ma il punto è che la Casa Bianca ha pensato bene di ridefinire la parola civili,[3] in modo da poter annientare chiunque e dovunque con i suoi droni.
Così i civili vivi si trasformano in…militanti morti.
Dovunque un drone annienta gruppi di persone la retorica dei media americani si riempie la bocca della parola militanti.
Ma come è avvenuta questa trasformazione?
Semplicissimo: Obama ha deciso di considerare, nelle zone soggette ad attacchi aerei o di droni – e di conseguenza denominare – tutti i maschi in età di combattere come combattenti o militanti, secondo svariate fonti ufficiali, a meno che “non ci sia una esplicita prova dei servizi di intelligence che dimostri, in modo postumo, la loro innocenza”[4].
Ve li immaginate gli 007 della NSA che vanno a intervistare i morti ammazzati dai droni per sapere se erano civili o militanti?
Ora passiamo alla parola imminente.
Martedì 23, il nostro Obama ha annunciato anche degli attacchi contro il gruppo Khorasan, una succursale di Al-Qaida secondo lui. Ma chi ne aveva mai sentito parlare? E come si è arrogato l’autorità per aggredirli?
Semplice: grazie alla parola imminente.
Infatti, nelle dichiarazioni del nostro Nobel per la Pace, questi signori stavano pianificando un imminente attacco contro gli Stati Uniti. Imminente è la parola magica; basti ricordare che è la chiave di volta dell’autorizzazione che Obama si è auto-erogato per uccidere qualsiasi persona – anche se cittadino americano – in qualsiasi parte del mondo. Ecco la dichiarazione d’intenti per poter aggredire chiunque e dovunque: “A fronte di qualsiasi imminente minaccia di attacco nei confronti degli Stati Uniti, questi non hanno necessità di avere prove certe che avrà luogo nel prossimo futuro un determinato attacco in particolare nei confronti di cittadini americani”[5].
Dunque imminente può significare tutto e niente, come volevasi dimostrare.
Altra parola interessante, che ricorre insistentemente nei proclami della Casa Bianca è truppe di terra.
Ora il presidente, per non urtare la popolazione – che non vuole più vedere i propri figli tornare nei body bag – ha pensato bene di rassicurare la gente che nelle nuove crociate non ci saranno truppe di terra in Iraq o Siria.
Il fatto – non esattamente trascurabile – è che in Iraq le truppe di terra già ci sono con i 1600 – sempre a voler credere ai dati ufficiali – esperti militari presenti sul territorio. Si tratta di truppe scelte inserite nelle élite combattenti irachene o comunque attive nelle incursioni mirate contro i militanti. Come fare per uscire dall’impasse?
Semplice, anche in questo caso; basta cambiare l’accezione di personale combattente.
Ed ecco che, miracolosamente, con la nuova definizione, fresca di conio, il personale combattente resta fuori dal concetto di truppe di terra…
Elementare, Watson!
Per concludere, quando leggete i giornali o guardate i telegiornali,attenzione alle parole.
Tramite il loro uso – e abuso – si manipolano le coscienze e si altera il rapporto concetto-parola che è alla base del pensiero che utilizziamo nella nostra vita.
E se, per rassicurare quelli che ancora hanno qualche sprazzo di autonomia, i media o i governanti affermano che stanno dicendo la verità, beh, allora state certi che hanno già trasformato anche il senso della parola verità.
Scriveva Rudolf Steiner quasi un secolo fa:“Quando si vuole ottenere un determinato risultato nel mondo, risultato che deve rappresentare l’opposto della regolare direzione dell’evoluzione dell’umanità, ebbene, allora gli si dà, per così dire, un nome che significa il contrario.L’umanità deve imparare a non credere ciecamente ai nomi”[6].
Guarda guarda, un nome che significa il contrario…dice niente?
Note:
[1] Gustav Le Bon, La psicologia delle folle - http://cronologia.leonardo.it/lebon/indice.htm
[2] http://uk.reuters.com/article/2014/09/23/uk-syria-crisis-qaeda-idUKKCN0HI0NI20140923
[3] http://www.thebureauinvestigates.com/2012/05/29/analysis-how-obama-changed-definition-of-civilian-in-secret-drone-wars/
[4] http://www.salon.com/2012/05/29/militants_media_propaganda/
[5] http://www.theatlantic.com/politics/archive/2013/02/obamas-memo-on-killing-americans-twists-imminent-threat-like-bush/272862/
[6] Rudolf Steiner, conferenza dei Stoccarda del 21 settembre 1920 (O.O.197)
Fonte: http://www.informarexresistere.fr/2014/10/03/la-manipolazione-del-linguaggio-e-il-segreto-per-il-controllo-delle-masse/
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